Caccia in deroga: le associazioni venatorie riunite nel Cupav Brescia esprimono le proprie critiche alla Regione Lombardia per la questione deroghe, “storia di un tradimento annunciato”.
Le associazioni venatorie Associazione Cacciatori Lombardi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Anuu Migratoristi, Arci Caccia, Caccia Pesca Ambiente, Enalcaccia, Federazione Italiana della Caccia, Italcaccia aderenti al CUPAV Brescia, presa visione del progetto di legge licenziato dalla Commissione VIII in data 19 c.m. in materia di caccia in deroga esprimono la loro totale contrarietà, sia in ordine alla scelta di delegare le Province lombarde ad adottare il regime derogatorio sia in ordine alle modalità dell’ eventuale esercizio dello stesso. Inoltre sono sconcertate dal modo di agire degli organi regionali del tutto contrario alle attese del mondo venatorio e dalle promesse fatte nei diversi incontri pubblici con i cacciatori.
Sul primo punto è evidente l’incapacità e la voluta mancanza del legislatore regionale che, davanti alle “minacce” di sanzioni comunitarie prospettate dal Presidente Formigoni, non trova di meglio che scaricare le responsabilità alle Province, facendo balenare l’idea che per questo nel caso di censura comunitaria non saranno comminate sanzioni milionarie.
Dimenticano, i “Ponzio Pilato regionali”, che la Legge dello Stato n. 11 del 2005 all’articolo 16bis recita che lo Stato in caso di sanzioni comunitarie si rivale contro l’istituzione che l’ha causata (enti locali compresi) per aver adottato provvedimenti in contrasto con le norme CEE.
Dimenticano i Consiglieri Regionali, che la stragrande maggioranza delle Province lombarde (se non addirittura tutte…) non adotteranno atti di deroga, con il risultato che i cacciatori bresciani e bergamaschi usi ad esercitare la caccia da appostamento nelle Province di Mantova, Pavia, Cremona, Lodi e altre si vedranno costretti a rinunciarvi.
Quanti ai contenuti applicativi presenti nel progetto approvato, si fatica a comprendere come si immagini di arrivare a pochi giorni dalla possibilità di cacciare le specie in deroga con modalità che prevedono norme e tempi inapplicabili e inaccettabili.
Nel dettaglio non si comprende perché il prelievo sia ammesso solo dagli appostamenti fissi e temporanei : quale sentenza o messa in mora della Comunità Europea sostengono questa limitazione? NESSUNA!
Perché il carniere giornaliero e stagionale è fissato in dieci capi? Visto che le Province devono ripartirsi il quantitativo fissato dalla Regione stessa, era più opportuno e sensato che il carniere fosse stabilito dividendo il quantitativo totale del prelievo delle singole specie per il numero di cacciatori (se pure presunto) ammesso alla deroga.
Perché si è inventato di stabilire che i capi deliberati vanno annotati sul tesserino una volta abbattuti e incernierati ? Al di là delle confusione legislativa, la Regione Lombardia non ha predisposto un tesserino venatorio che consente tale operazione!
Infine, non si comprende perché davanti all’affermazione del Presidente Formigoni che rimanda a quanto stabilito a più riprese dalla Corte Costituzionale, la Regione non abbia valutato l’ipotesi dell’atto amministrativo attraverso la Giunta regionale.
Pertanto si invitano i Consiglieri lombardi a non abdicare dal ruolo legislativo che compete loro e approvare la legge che consenta il prelievo in deroga sull’intero territorio lombardo evitando deleghe imbarazzanti alle province.
Se la Regione Lombardia in tempi di crisi economica, ricordando che la caccia occupa oltre 90.000 posti di lavoro (di cui la maggior parte in Regione Lombardia), intende affrontare i problemi del territorio come sta gestendo la materia venatoria esprimiamo vivissima preoccupazione per il nostro futuro di cittadini lombardi.
Coordinamento Unitario Provinciale Associazioni Venatorie C.U.P.A.V. Brescia
24 settembre 2012