Si è tenuta a Brescia un’assemblea del Coordinamento del gruppo Civiltà Rurale Caccia Ambiente sulle problematiche della caccia in deroga: “Normative da adeguare”.
“Le deroghe costituiscono un problema, ma il Governo in 33 anni non ha fatto nulla per rimuovere gli ostacoli” questo il succo di quanto è stato evidenziato nel corso della maxi-assemblea svoltasi nei giorni scorsi a Brescia presso l’auditorium dell’Istituto Leonardo a cura del Coordinamento del gruppo Civiltà Rurale Caccia Ambiente che ha delineato le prospettive future e i suggerimenti da applicare perché la caccia continui ad essere un’attività regolata e sostenibile secondo criteri aggiornati.
I cacciatori sono consapevoli che per risolvere l’annosa questione della caccia in deroga tutto il sistema venatorio necessita di un aggiornamento urgente e dei necessari accorgimenti politici che possano agire favorevolmente sulla normativa nazionale e comunitaria. Fa presente infatti presidente di CRCA, Enzo Bosio, che la Direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici risale al 1979 recepita poi in Italia dalla legge 157 del 1992.
Ancor di più fa discutere l’articolo 19 bis della legge sulla cacca che secondo Bosio “trascura sia le modalità per la determinazione della piccola quantità, che i meccanismi di ripartizione della stessa tra le Regioni interessate al prelievo in deroga”.
Secondo CRCA quindi l’articolo va riscritto, come già richiesto sia dal Consiglio di Stato che dalle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, secondo determinati concetti che ancora oggi non vengono recepiti.
Riprendendo l’idea della Regione Lombardia il movimento auspica una maggiore responsabilità dell’ISPRA nel rilascio dei pareri tendendo conto delle deroghe necessarie per la tutela delle coltivazioni in un quadro di reciproca collaborazione tra cacciatori e agricoltori.
La questione delle deroghe si sposta quindi sul piano europeo considerando infatti un auspicabile adeguamento della normativa europea vigente e il conseguente inserimento dello storno tra le specie cacciabili in Italia presumibilmente posto in essere dal prossimo anno.
Altra questione più contorta invece riguarderebbe la richiesta alla Commissione Europea di includere tra le specie cacciabili in Italia anche la peppola ed il fringuello, due specie che risultano vietate dalla Direttiva Uccelli ma secondo la convenzione di Berna risulterebbero però cacciabili.