Un risultato che se non una vittoria, visti ancora i vari veti su molte specie, suona come un cenno di risveglio, di riscatto di tutto l’ambiente venatorio, con le associazioni di categoria schierate su un fronte unitario per far valere i diritti di circa 45.000 cacciatori campani. C’è da lavorare ancora tanto e su molti aspetti: dagli acquatici ai trampolieri, dagli ungulati alla migratoria, per non parlare della stanziale e della cinofilia, quest’ultima ancora una volta penalizzata da un periodo di addestramento cani troppo restrittivo e discriminante, dato comune a molti altri calendari venatori regionali, a fronte di una attività che negli ultimi anni sta riscuotendo grande consenso, anche per la sua funzione di monitoraggio in aree protette, di determinate specie selvatiche, per studi e progetti sia a livello sportivo, nonché scientifico per il possibile impatto del prelievo venatorio controllato.
Ciò nonostante, quello appena approvato anche grazie ad una componente politica regionale che ha dato ascolto alle associazioni venatorie riconosciute, è uno dei migliori calendari venatori degli ultimi anni e tutti gli addetti ai lavori e soprattutto i cacciatori campani si augurano che la strada intrapresa possa essere percorsa anche negli anni a venire.