Chi non ama i Carabinieri? La loro cortesia, la loro disponibilità nei confronti del pubblico, la loro efficienza, l’alto grado di preparazione sono proverbiali. Io poi ho vissuto sin da bambino nel culto dell’Arma, con un nonno colonnello del Ruolo d’Onore (in un tempo in cui non esistevano i generali dei Carabinieri, se non provenienti da altre Armi). Ho vissuto tra slanci di amore patrio, fanfare, feluche e lucerne, calendari, pennacchi, sciabole e caroselli di piazza di Siena. Da cronista investigativo al Giornale d’Italia curavo – come si diceva in gergo – l’Arma. Spero quindi che nessuno dei miei amici carabinieri (molti dei quali cacciatori) pensino che io voglia gettare il discredito su quella benemerita istituzione nella quale – lo confesso – spero che entri mia nipote visti gli ottimi voti riportati alla maturità.
Ma quando ce vo’ ce vo’- E il mio malumore è un po’ il seguito del precedente articolo contro il pensiero unico, nemico numero uno delle armi sportive e da caccia, che aleggia in molti settori della vita culturale, politica, nella magistratura ed anche – l’ho scoperto da poco- tra i carabinieri delle barzellette. Vi racconto brevemente due storie. Non faccio nomi e cambio anche alcuni riferimenti, visto che i miei due amici, vittime dei carabinieri delle barzellette, sono ancora in ballo – chi in attesa di giudizio e chi di licenza – e potrebbero ricavarne altri dispiaceri.
La prima storia riguarda un vecchio cacciatore, con almeno 60 licenze. Gran signore, dal comportamento irreprensibile, mai avuto un verbale, un cattivo comportamento e nemmeno un diverbio stradale. Vive in campagna, in una villa blindata con allarmi acustici e luminosi, le grate alle finestre, i cani. In più ha un armadio blindato dove ripone, per un eccesso di pignoleria, le sue armi. Con lui vive una domestica, che come prevede il contratto, ha diritto alla libera uscita il giovedì pomeriggio e la domenica.
Il caso ha voluto che proprio di domenica gli fosse stato segnalato un buon passo di beccacce, e così il mio amico, con cane, fucile e cartuccera, si gettò tra carpini e rogare alla ricerca della Regina. Non mi chiedete i risultati. Credo comunque che un paio di beccacce sia riuscito a incarnierarle. Al suo ritorno trovò la casa sottosopra, i carabinieri con le luminarie accese e la domestica in lagrime. Era successo che proprio durante la sua assenza i ladri, molto professionali, avessero disattivato l’allarme, smurato una delle grate e cercato di trovare qualche cosa da portare via. Forse disturbati da qualcosa (forse dal ritorno a casa della colf) si sono dati alla fuga senza fare altri danni. Un fucile, forse trafugato e abbandonato all’ultimo momento, o forse dimenticato dal mio amico cacciatore fuori dell’armadio blindato, faceva bella mostra di sé in camera da letto.