Caccia in Scozia: Un viaggio all’insegna dei paesaggi entusiasmanti, della professionalità e della scoperta. La Scozia, un paradiso di caccia.
Fino a che non ho messo per davvero piede in Scozia, avevo solo una vaga conoscenza della Red Grouse: ne avevo sentito parlare da due amici che sono sempre in viaggio, fucile in mano e macchina fotografica al collo, ma devo essere sincero, non mi ero mai interessato a questo genere di caccia. Tutto è cambiato questo novembre, quando finalmente sono riuscito ad organizzare con tre amici sardi una bellissima vacanza venatoria: meta la Scozia. I paesaggi sono tutti favolosi e coinvolgenti, belli da restarci secco, e faticosi da attraversare tanto che le mie gambe e i miei polmoni sono stati messi a dura prova. Eppure la Scozia ti inganna: sembra tutta pianura e colline morbide e piacevoli, mosse da un vento gelido ma pur sempre morbide. Niente di più sbagliato! Scalandole ti accorgi che devi dar fondo a tutte le tue energie per farcela: ma la voglia di catturare la nobile Red Grouse è decisamente trainante.
La pernice scozzese. Selvatico amatissimo e ambitissimo, la pernice rossa, localmente detta Red Grouse (scientificamente Lagopus lagopus scoticus) fa parte dell’ordine de Galliformes e della famiglia dei Phasianidae. Quel che conta non è tanto il suo nome, quanto piuttosto i suoi colori, bellissimi, il suo piumaggio da sogno di un bruno rossiccio piuttosto elegante, la coda nera e le piccole zampe bianche interamente coperte di piume. La cresta rossa è forse il tratto che più di altri la caratterizza. Si tratta di una specie endemica della Gran Bretagna che ama l’erica; si tratta dell’alimento che consuma con maggiore avidità. Pare sia proprio l’erica a conferire quel certo gusto prelibato alle sue carni. La caccia di questo selvatico non è cosa da tutti e per tutti: non solo arrivare là dove la Red Grouse si nasconde non è semplice, ma per portare a casa anche un solo esemplare ci vuole pazienza, grandi capacità venatorie e sangue freddo.
A caccia secondo tradizione. Praticata localmente da cacciatori piuttosto benestanti, la caccia tradizionalmente si svolge in stile puntigliosamente anglosassone, elegante e raffinata. Chi la pratica è ferreo nel seguir le regole. I cacciatori si posizionano lungo poste disseminate sui crinali delle colline scozzesi mandando avanti una lunga battuta. Ciascun cacciatore avrà con sé una copia di fucili gemelli, l’uno in mano, l’altro portato da un incaricato localmente detto loader, che non solo tiene l’arma di sostituzione ma la ricarica quando necessario passandola prontamente al cacciatore. Con una calma notevole i battitori procedono lungo il crinale della collina in attesa di incontrare i preziosi uccelli. Da tener in considerazione il fatto che le pernici rosse di Scozia si involano con una rapidità spaventosa e sono in grado di buttarsi in picchiata verso i valloni sottostanti in un batter di ciglia. Ciò significa che prima che te ne possa rendere conto la tua preda sarà volata via. Qui entra in gioco la vera natura del cacciatore: solo quelli dotati di sangue freddo, calcolatori e capaci, riescono a portare qualcosa indietro, gli altri portano a casa solo qualche sorrisetto sarcastico dei compagni e dei guardiacaccia. Quando il tiro va a buon fine partono i cani che recuperano il selvatico e lo riportano in pochi minuti nelle mani del legittimo proprietario: per un cacciatore un’emozione grandiosa.
La giornata di caccia in Scozia. L’ho già detto, ma si tratta di un dettaglio che merita d’essere sottolineato più volte. Raggiungere le cime delle colline scozzesi sembra un gioco da ragazzi, ma metterà a dura prova le vostre gambe. Risalendo il crinale, in alcuni momenti la pendenza si faceva spaventosa tant’è che più di una volta ho creduto di non farcela. Fermarsi è impossibile, tornare indietro sarebbe assurdo. Per cui non ti resta che procedere lentamente, punzecchiato dall’infantile desiderio di metterti alla prova. Non c’è solo la pendenza, ma pure il freddo che ti entra nelle ossa, diverso dal nostro, più intenso e assassino. Comunque sia, sole dalla nostra e vento che ci spingeva siamo riusciti, accompagnati dalla nostra guida, a risalire la collina che vista dall’alto torna di nuovo ad avere un aspetto innocuo e piacevole. Immediatamente notiamo che ad attenderci ci sono tre guardiacaccia: Mario, un amico del gruppo si domanda come diavolo siano arrivati e inizia a sospettare esista una strada alternativa, ma no, la salita a piedi è l’unica possibile. Pare non soffrano nemmeno il freddo, ma loro in Scozia ci sono nati, vorrà pur dire qualcosa. Ci danno qualche breve consiglio, qualche nozione per la nostra sicurezza e si parte. La battuta è piuttosto faticosa: non si usano i cani ma solo la buona volontà dei cacciatori. Noi attraversiamo distese infinite e profumate di erica con i nervi a fior di pelle: presto o tardi incontreremo una bella pernice rossa, ma ancora non sappiamo chi sarà il fortunato che la catturerà. I guardiacaccia specificano che non esistono limiti di carniere, ma che tanto, ce ne renderemo conto, non ce n’è necessità. I tre sorridono e io immagino che la giornata sarà più faticosa di quel che mi aspettassi. E’ già mezzogiorno, ci restano solo 4 ore di luce e ancora niente. E’ proprio Mario a scovare e mettere sotto tiro la prima Red Grouse. Aspettiamo tutti che il cane la riporti, e la guardiamo come piccoli bambini davanti ad un cono gelato dal colore insolito. Il mio turno arriva un ora più tardi. Purtroppo la coppia di pernici che metto sotto tiro è distante, troppo distante. Rischierei di ferirne una inutilmente. Abbandono l’idea e avanzo. Il mio buon gesto è premiato immediatamente; dopo qualche minuti infatti davanti a me si invola una bellissima pernice che riesco a catturare. Sono impaziente che il cane, un golden retriever nero me la riporti. Si tratta del mio bottino di guerra e chiedo ai guardiacaccia di mantenerla integra, già che vorrei portarla a casa per mostrarla a mio suocero. Il terzo a tirare è Carlo, il meno fortunato. Colpisce male la pernice che prima di cadere si allontana di parecchi metri. Per il recupero ci abbiamo messo almeno una mezzora, ma abbandonare quella bellissima creatura forse ferita, forse morta è uno spergiuro. La nostra costanza ci vale la stima dei guardiacaccia che ci salutano, alla conclusione della giornata, con un bel sorriso. Daniele torna a casa con la bocca asciutta, ma con delle fotografie da far impallidire un professionista.
Guardiacaccia: rispetto per il selvatico. Di rientro a casa penso a quanto si stimi la caccia in Scozia. E’ una professione a tutti gli effetti, e i guardiacaccia sono dei professionisti educati e socievoli. La disciplina della caccia d’altronde è piuttosto seria: esistono appezzamenti di terreno dove è possibile cacciare, altri dove è assolutamente vietato, e in base all’andamento della stagione riproduttiva, o in base ai prelievi effettuati si conosce in anticipo l’entità del prelievo venatorio dell’annata di caccia. In Scozia fanno di meglio: la caccia può essere chiusa in qualsiasi momento se durante la stagione venatoria i dati si improntano alla cautela. La conservazione della specie d’altronde viene prima di tutto e ci credono non solo i guardiacaccia, ma anche i cacciatori che considerano il selvatico come bene primario. Tutto questo, insieme con l’ospitalità, i paesaggi, gli scenari coinvolgenti e l’abbondanza di selvatici ci ha deliziato. Ne parliamo durante il viaggio di ritorno ripromettendoci che la Scozia la rivedremo ancora, tutti e quattro assieme.