“Dopo la modifica della legge sulla caccia approvata dal centrodestra al Senato, abbiamo fatto un’indigestione di polemiche caratterizzate anche da improperi e male parole rivolte ai seguaci di “Diana”.
Abbiamo avuto una campagna di criminalizzazione da parte della “grande” stampa nei confronti della caccia tutta che ha riportato il Paese ai tempi dello scontro referendario.
Non avendo richiesto quelle modifiche riteniamo ingiustificati gli attacchi generalizzati a quanti praticano l’attività venatoria (c’è in tutto il mondo) che coinvolge anche quanti impegnati unitariamente nella gestione faunistica, nei ripristini ambientali negli Ambiti Territoriali di Caccia e nei Comprensori Alpini laddove le componenti agricola, ambientalista e venatoria convivono civilmente positivamente soprattutto laddove la collaborazione è ispirata alle indicazioni del mondo scientifico.
Fare “di tutta l’erba un fascio” è sbagliato, i colpevoli del misfatto sono i politici che hanno votato questo “pasticcio elettorale”. E’ inaccettabile che le furbizie di costoro – correi alcuni rappresentanti del mondo venatorio – vengano attribuite indiscriminatamente a tutti. I segnali politici di ripensamento che arrivano in queste ore da Governo e Parlamento sembrano voler ripristinare un punto di equilibrio condiviso sui tempi di caccia in Italia che riporterà certezza. Ci aspettiamo una “Legge Comunitaria” che venga rapidamente approvata dalla Camera dei Deputati per chiudere questa brutta pagina e, contestualmente, una brutta e sterile storia che dura da anni. Riusciranno gli uomini onesti e di buona volontà ad aprire una nuova stagione di confronto? L’imperativo per riuscire è isolare gli estremismi vecchi e noiosi ma anche le strumentalizzazioni “di ritorno”.
In Italia abbiamo delle leggi – quella sulla caccia ma anche quella sui parchi, operative del 1992 – che hanno permesso di avere un Paese che, comunque, ha fatto passi innanzi sulla via della conservazione e della valorizzazione delle specie animali selvatiche anche rispetto ad altri Paesi d’Europa malgrado certi amministratori locali disattenti, impreparati o dediti solo alla compravendita di animali “detti selvatici”. Ripartiamo tutti da qui e dai problemi reali della tutela dell’agricoltura laddove, davvero, c’è un problema di danni conseguenti alla consistenza di alcune specie. Affrontiamo la questione di ristornare alle Regioni le risorse nazionali di loro competenza e controlliamo la spesa degli Enti preposti alla gestione della fauna. “Espelliamo” sin da questa campagna elettorale quegli “sciacalli” alla ricerca di visibilità che ricompaiono nelle liste ogni qualvolta si vota promettendo più tempi, più specie… più fesserie. Costruiamo un Tavolo serio di lavoro.
Ci scusiamo noi per le stupidaggini che raccontano i politici, sedicenti amici dei cacciatori; cresciamo, alziamo il livello del confronto. Tutti gli interessati rinuncino al linguaggio del fondamentalismo che i fatti dimostrano quanto sia dannoso.
Le leggi in vigore sulla caccia e sui parchi sono frutto della ragionevolezza e del confronto civile che hanno prevalso già allora quando hanno “rullato” i “tamburi di guerra” sulla caccia off-limits e quelli dell’estremismo referendario. Strillavano gli ultras da una parte e dall’altra e, già allora, gli italiani dimostrarono di non capire per nulla le ragioni degli “uni” e, alla fine, si espressero dimostrando che avevano creduto poco anche alle ragioni ideologistiche e strumentali degli gli “altri”.
Poi è tornato il primato della tutela del “bene comune” e con essa la politica, quella buona, che scrisse la legge.”
L’Ufficio Stampa
— come ricevuto pubblicato —