Caccia: Friuli Venezia Giulia, confermata la chiusura anticipata dell’attività venatoria per tre specie volatili; il Ministero dell’Ambiente ha bocciato la scelta della Regione che aveva votato favorevolmente per il proseguimento della caccia.
Dietrofront sulla caccia: il ministero dell’Ambiente chiude in anticipo la stagione venatoria del Fvg per tre specie di volativi. Dieci giorni di differenza e pochi capi salvati, ma a finire nell’occhio del ciclone è l’assessore regionale Paolo Panontin, il quale con il suo voto, in comitato faunistico, in difformità rispetto al suo stesso dirigente, aveva consentito di stoppare la chiusura anticipata suggerita dal ministero. A portare la questione in parlamento è stata Serena Pellegrino, capogruppo di Sel in commissione Ambiente: “Senza il nostro intervento probabilmente la questione dei calendari venatori sarebbe passata inosservata – dice –. La maggior parte delle Regioni si è già conformata, ma il Fvg è tra gli inadempienti in aperta violazione delle norme nazionali e delle direttive europee. Questo dopo che gli uffici regionali competenti avevano correttamente predisposto la chiusura della caccia il 20 gennaio, ma è stata imposta la scelta politica di ripristinare il limite del 31 gennaio”.
Il contenzioso è tra la legge regionale del 1992 e la direttiva europea. La prima pone un calendario fisso di chiusura dell’attività venatoria al 31 gennaio, la seconda modula il limite in base a riproduzione e migrazione degli animali. E su questo aspetto la Commissione europea ha avviato una procedura di pre-infrazione perché in Italia quello del Fvg non è un caso isolato. “La Regione avrebbe dovuto evitare uno schiaffo del genere», dice Isidoro Gottardo, ex parlamentare Pdl e relatore della legge comunitaria del 2009. «Non sono né un cacciatore né un animalista – aggiunge –, ma ragiono con il buon senso. A ognuno di noi spetta il dovere di tutelare il creato. E una specie nel periodo di nidificazione non può essere cacciata”.
Minimizza l’assessore Panontin. “Si tratta di numeri minimali – spiega –. Tre le specie: beccaccia, tordo bottaccio e cesena. Nel 2014 il numero più rilevante di animali catturati è quello delle beccacce: circa 8 mila unità nell’anno, un centinaio negli ultimi dieci giorni di caccia. Una quindicina le cesene e pochi di più i tordi”. Per di più gli studiosi non sono concordi sull’opportunità o meno di cacciare in quel periodo.
“Il ministero ha deciso di esercitare il potere sostitutivo – chiosa Panontin -: ubi maior, minor cessat”. E ad abbassare la testa insieme alla nostra Regione sono anche Liguria, Toscana e Umbria. Intanto a prendere le parti di Panontin è Mara Piccin del Misto: “L’improvvisione è caldamente sconsigliata così come le sirene che provengono da Bruxelles e che si spacciano per esperte”.
( 18 gennaio 2015 )
Fonte: IlMessaggeroVeneto – Udine