Pratica antica, ben si è adattata ai cambiamenti della società e a tutt’oggi è una delle discipline più amate e praticate non solamente in Italia ma nel mondo tutto. I motivi sono di carattere culturale, sociale ed economico.
Passione antica che l’uomo non si è mai scrollato di dosso, quella della caccia ha conosciuto nei secoli stimoli diversi, che si sono evoluti a braccetto con l’avanzamento societario, culturale ed economico. Il fatto che ancora oggi la caccia sia non solo amata da un numero sempre crescente di sportivi, ma soprattutto praticata con una costanza sorprendente, fa immaginare che il legame fra uomo, caccia e territorio sia profondo ed atavico.
A stupire è soprattutto il fatto che oggi nella pratica venatoria si cimentino non solamente gli abitanti delle campagne o delle montagne, ma specialmente chi quotidianamente respira la città, con il suo caos e con la sua frenesia. La fuga durante il fine settimana è liberatoria, rilassante, appagante, per dirla in una parola, consente di spegnere la spina! Quel che però appare poco chiaro è il perché, nonostante i pesanti cambiamenti cui la società è stata sottoposta durante il trascorrere dei secoli, ancora la caccia sia tanto amata. I motivi sono molteplici e di natura differente, in linea di massima è possibile affermare che la caccia sia un fenomeno culturale, che crea non solo appartenenza al gruppo ed al territorio, ma soprattutto associazione fra amanti della medesima disciplina. La caccia dopotutto è tradizione, leggende, folklore, rispetto per la natura e per gli animali e cerimoniosi rituali che rivivono ancora oggi nelle azioni e nei racconti dei cacciatori. Pensate alla battuta al cinghiale, caccia antica, fatta di tempi precisi, organizzazione, ordine e rispetto per l’animale più amato e temuto dei boschi, il cinghiale. Gli antichi popoli lo rappresentavano in meravigliosi affreschi rupestri, nella Roma di ieri lo si sfidava con le spade e con le lance, e oggi ancora gli si da la caccia con la medesima passione. Intorno alla pratica venatoria rotea inoltre un mondo antico, uno stile di vita che chiunque la pratichi stima e non intende dimenticare: la filosofia della fatica, del vivere sano, del sacrificio, del rispetto, il gusto della vita all’aria aperta, la costante sfida contro se stessi e gli agi della modernità. Se la motivazione culturale è una delle più forti, anche quella ambientale è capace di far sentire la propria voce. Chi pratica questa disciplina antica ha come principale desiderio, spesso inconsapevole, quello di tornare a vivere in pieno contatto con la natura, di riscoprirla e di conoscerla se possibile. La caccia a tutt’oggi è infatti uno dei modi più amati per riscoprire la natura, un’ottima occasione di esercizio fisico e di salutare impiego del tempo libero.
Intesa e vissuta in questo senso la caccia è un’attività capace di stimolare in una certa misura una rinnovata cultura ambientale e nel caso di cacciatori rispettosi delle regole, l’attività venatoria diventerà pratica ecologicamente sostenibile se non addirittura indispensabile per quell’equilibrio naturale che è bene venga rispettato. La salvaguardia della biodiversità è uno degli obbiettivi del cacciatore, quello DOC ovviamente, e che che se ne dica la caccia è il mezzo più antico ed efficiente per mantenere in perfetto equilibrio il rapporto numerico uomo animale. Importante momento di socializzazione, è impossibile dimenticare che a tutt’oggi l’attività venatoria sia capace di dare una spinta in positivo alle economie locali e regionali. L’indotto che gravita intorno alla caccia oggi più di ieri è davvero notevole: basti pensare al particolare abbigliamento del cacciatore, agli accessori necessari, ai cani da caccia ed alla loro alimentazione, al turismo venatorio etc. Ancora oggi l’operaio, il professore, il commesso, il giornalista, quando possono abbandonando la propria attività quotidiana e impiegando il proprio tempo libero con la caccia abbandona lo stress del vivere quotidiano, le tensioni, e si inoltrano in una giornata a contatto con la natura, armonica, profumata e dimenticata in perfetto contatto con la terra che ci ospita.
Giornalista e fondatore di Caccia Passione. Correva l'anno 2002 quando diedi vita al portale internet, mettendo a frutto tre grandi passioni, quella in lettere moderne, l'altra per l'informatica e altresì per l'attività venatoria. Negli anni Caccia Passione è divenuto testata giornalistica ove oggi scrivono le migliori "Penne" giornalistiche d'Italia.
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