Non possiamo non commentare la vicenda che ha visto sanzionare sette pseudo cacciatori in Vallesabbia per l’abbattimento illegale di due caprioli, uno dei quali di pochi mesi. Questi atti di bracconaggio vanno sanzionati in modo duro ed esemplare modificando la normativa in modo da prevedere la revoca definitiva del porto d’armi. Non vogliamo che queste persone possano fregiarsi ancora del titolo di cacciatori perché tali non sono. Le leggi devono essere rispettate senza se e senza ma, e va rispettato il lavoro dei comprensori, in questo caso il C7, che impegnano energie e risorse nella gestione del territorio 365 giorni all’anno. Inoltre, l’apertura della caccia al cinghiale nell’Atc Unico, prevista per il 6 ottobre, è stata rimandata a data da destinarsi.
Ufficialmente la motivazione è perché manca la firma al Piano di Prelievo predisposto dall’Ufficio Territoriale Regionale di via Dalmazia da parte della Polizia Provinciale. Non ci interessa dilettarci nell’approfondimento delle amenità burocratiche che hanno portato a questa situazione, in una vicenda che vede rimpallare le responsabilità tra la Polizia Provinciale e l’Atc Unico. Noi non possiamo che prendere atto del lavoro e della buona volontà messe in campo da Utr e sperare che Regione Lombardia metta in atto tutte le strategie possibili per dare il via alla stagione venatoria per centinaia di cinghialai che comunque, a tempo debito, hanno eseguito i censimenti previsti dalla normativa.
Non possiamo però non sottolineare questa situazione senza senso che vede tra le altre cose un mondo agricolo in difficoltà e che vedeva nell’avvio della stagione venatoria un alleggerimento della pressione dei cinghiali sulle colture specializzate. Evidentemente le decine se non centinaia di denunce di danni arrivate in questi mesi nella sede di via Romiglia della Polizia Provinciale non sono sufficiente testimonianza di una presenza radicata e numerosa dei cinghiali in provincia di Brescia. Nel frattempo i cinghiali festeggiano.