La caccia in Estonia è organizzata in riserve che vengono date in concessione per periodi di diversa durata (da 1 a 10 anni) a soggetti privati o a club ove si può praticare la caccia all’alce europeo.
Una riserva di caccia deve avere una dimensione minima di 5000 ettari ma per la gestione può essere suddivisa talvolta in parti più piccole affidate a soggetti diversi. La Nostra caccia è stata organizzata nella regione di Haarjumaa. Gli ungulati cacciabili in Estonia sono alci, cinghiali, caprioli, orsi bruni, lupi e linci. In quanto ai primi 3, prima dell’apertura della caccia, ad ogni riserva viene indicato il numero minimo di capi da abbattere, suddiviso di norma in 33% maschi adulti, 33% femmine, 33% piccoli. Una volta raggiunto il numero minimo di capi da abbattere si può fare richiesta per ulteriori capi, che però non necessariamente verranno concessi (ad eccezione del cinghiale che di norma viene sempre concesso senza limitazioni). In quanto agli altri 3, le licenze vengono concesse per regioni (e non per riserve). L’Alce europeo. Scopriamolo insieme.
L’alce europeo ha, più o meno, le stesse abitudini di quello del Nord America e dall’Eurasiatico (il grande alce siberiano e quello della penisola del Kamchakta), ma si distingue perché leggermente più piccolo di mole. E’ un selvatico molto diffuso in tutti i Paesi Scandinavi e in buona parte del Nord Europa. E’ presente in Polonia, in alcune Repubbliche baltiche e in molti dei Paesi dell’Ex Unione Sovietica, dove la specie gode di ottima salute anche grazie ad una caccia regolamentata e selettiva. Questi sono i suoi dati sistematici, biometrici e morfologici: Classe: Mammiferi; Super ordine: Ungulati; Ordine: Artiodattili; Sottordine: Ruminanti; Famiglia: Cervidi; Gruppo: Telemetacarpali; Sottofamiglia: Odocoilini; Genere: Alces; Specie: Alces; Sottospecie Alces alces alces. Lunghezza del corpo: 200 – 300 cm; Altezza al garrese: 160 -200 cm; Peso: 250 – 600 Kg; Accoppiamento: Settembre – Ottobre; Gestazione: 224 – 243 giorni; Parto: Maggio – Giugno; Nascituri: 1 – 2; Lunghezza media della vita: 8 – 10 anni, ma si conoscono casi di addirittura 15 – 16 anni. Il trofeo cade da dicembre a febbraio e rispunta in primavera fino allo sviluppo completo, privo di velluto, in agosto. I francesi lo chiamano Elan, i tedeschi Elch – Eleutier, gli inglesi Elk, i russi Los, i norvegesi Elg, gli svedesi Alg e i finlandesi Hirwi. E’ un ottimo nuotatore e un possente corridore, i suoi lunghi arti gli permettono di raggiungere i 55 km/h anche su terreni impervi e/o innevati.
L’alce ama la tranquillità che possono offrire le immense foreste di conifere, latifoglie, faggeti, betulle e le paludi e gli acquitrini. Si pensa che in passato fosse presente addirittura nelle pianure lombarde. Si nutre soprattutto di foglie di salice, di betulle, di ontano e di sorbo, ma non disdegna felci, muschi, licheni e le piante acquatiche. Ma è quasi certo cha alla base della sua alimentazione ci sia il salice, perché s’è notato che dove questo albero manca l’alce non prospera e i suoi palchi sono scadenti. Vive isolato o in piccoli gruppi e, oltre all’orso e ai lupi (se in branco), non teme nessun altro predatore, anche se si racconta che in condizioni particolari è stato abbattuto persino dai ghiottoni, di cui conosciamo l’aggressività e la ferocia. Nel Continente europeo la caccia all’alce si pratica in battuta, all’aspetto (Stalking), alla cerca (Walking) durante il periodo degli amori, anche con l’uso di un richiamo, e alla “ferma” con l’ausilio di un buon cane specializzato di razza Jamthund, Grahund o Ostsibirisk Laika.
La caccia in battuta è simile a quella praticata per tutti gli altri ungulati, ma all’alce si svolge con poche persone e con un massino di due – quattro cani. La caccia all’aspetto si pratica in solitario e in zone dove la densità dei selvatici è molto alta. Lo si attende all’alba e al crepuscolo ai margini della tundra o presso gli acquitrini, dove è solito uscire in pastura. La caccia alla cerca si svolge invece nei boschi radi e abbastanza puliti, dov’è maggiore la visibilità anche a lunga distanza. E’ preferibile praticarla durante la stagione degli amori e accompagnati da una espertissima guida locale che, all’occorrenza, riesce a individuare ed attirare i maschi anche con l’aiuto di un richiamo acustico. L’ultima tecnica di caccia è quella alla “Ferma”, ed è la più bella, la più difficile e la più emozionante e che andrebbe provata da tutti almeno una volta nella vita. Cercherò di descriverla, ma difficilmente riuscirò a trasmettervi le emozioni che è in grado di suscitare. La caccia alla “Ferma” con il cane, come s’intuisce dal termine stesso, consiste nel cercare le tracce di un grosso alce, seguirle, liberarci sopra uno o due specialisti di razza Jamthund o Grahund che sembrano un incrocio tra un Husky-Malamute e un lupo siberiano, ed aspettare che questi lo scovino.
Una volta trovato l’alce, un buon cane lo deve bloccare per consentire al cacciatore di abbatterlo con un colpo preciso dopo averlo attentamente valutato. Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi, ed il bello sta tutto lì. Innanzi tutto ci sono da percorrere diversi chilometri prima di trovare la traccia giusta su cui liberare il cane, inoltre non è detto che il cane trovi subito l’alce, anzi spesso il preziosissimo ausiliare si allontana talmente tanto che il conduttore per mantenere il contatto è costretto a mettergli un radiocollare satellitare. Raggiunto l’alce, il cane deve cercare di bloccarlo abbaiando e ringhiando in attesa del cacciatore. La guida che lo accompagnerà, potrà capire dai latrati se l’alce è finalmente alla ”Ferma” così, dopo aver impartito all’emozionantissimo cacciatore le ultime istruzioni, lo autorizzerà ad avvicinarsi da solo per tentare il tiro da breve distanza. Si caccia nel folto, spesso con la neve o negli onnipresenti acquitrini, ed evitare di far rumore è quasi impossibile.