Polemica sulla questione della Riserva dei Pantani Longarini, la zona palustre siciliana sita nei comprensori di Ispica (RG) e Pachino (SR); Gennuso vuole chiarezza dalla Regione.
Il parlamentare regionale siciliano, Giuseppe Gennuso, replica alle notizie trapelate nei giorni scorsi dopo l’incontro avvenuto tra alcuni deputati siracusani, l’assessore regionale all’ambiente, Alessandro Aricò e il direttore del dipartimento Giovanni Arnone, ed afferma “Non si possono ridefinire i confini della zona B dei Pantani Longarini oltre un certo limite, come si vorrebbe far credere”.
Proseguendo spiega Gennuso, “Il presunto accordo sembra più un’ uscita demagogica per ingraziarsi il mondo agricolo ai danni di quello venatorio, visto che il Dipartimento Ambiente afferma che la Zona A, che comprende gli specchi d’acqua, è intoccabile, precludendo la caccia agli acquatici, fortemente tradizionale da queste parti. In questo modo si vorrebbe spacciare per ambientalismo la spreco di denaro pubblico che la gestione di una Riserva naturale comporta, per di più in danno dell’economia della zona con perdita di posti di lavoro nel reparto agricolo, venatorio ed imprenditoriale”.
Secondo Gennuso, l’istituzione della riserva rappresenterebbe un’ulteriore ed inutile spesa pubblica in quanto la zona è già individuata tra i siti “Natura 2000” quindi come Zona di Protezione Speciale (ZPS) e come Sito di Interesse Comunitario (SIC), dove sia l’attività venatoria che quella agricola sono ben regolamentate in modo restrittivo dal decreto nazionale del 17 ottobre 2007 pertanto un territorio già ben tutelato.
Commentando la questione afferma Gennuso, “L’impressione che emerge dalle ultime indiscrezioni è che si stia tentando di evitare i quattro ricorsi al Tar di Catania per l’annullamento del decreto, fissati per il 5 dicembre e promossi dalle associazioni venatorie, dagli agricoltori del consorzio IGP di Pachino, da privati imprenditori e persino dal Comune di Pachino”.
In merito ai ricorsi del TAR di Catania spiega il parlamentare regionale, “Tali ricorsi hanno infatti buona possibilità di essere accolti per diversi motivi. Il decreto istitutivo della riserva, intanto, doveva essere emanato entro un anno dal decreto di approvazione del piano regionale dei parchi e riserve n° 970/91, ed è, invece arrivato ben oltre il tempo massimo, quando i territori individuati per l’istituzione della riserva hanno oramai subito significative modificazioni, tali da far perdere tutti i requisiti necessari richiesti dalla legge regionale dei parchi e delle riserve. Tale decreto, inoltre, non poteva essere firmato dal direttore del Dipartimento, ma dall’Assessore regionale competente”.
Concludendo Gennuso critica, “Risulta poco consono alla gestione equilibrata di un territorio, infine, una riserva a macchia di leopardo, costituita cioè da diversi territori non confinanti tra loro”.