A Modena le Associazioni agricole incontrano l’assessore all’Agricoltura per chiedere un maggiore e preciso impegno per contrastare i danni causati dai cinghiali quindi prevenzione, controllo numerico e modalità certe nella liquidazione dei danni.
La Confederazione Italiana Agricoltori di Modena e le associazioni agricole in un incontro con assessore all’Agricoltura Tomei, hanno presentato un protocollo dettagliato per la limitazione dei ‘suidi’ in Appennino. “E’ un programma di lavoro sul quale chiediamo l’impegno di Provincia, Atc e degli Enti parco: serve un tavolo di coordinamento permanente”.
Non cessa l’allarme sulla eccessiva presenza di ungulati, in particolare di cinghiali, che nel territorio modenese stanno causando gravi danni alle colture e all’ecosistema. “Le incursioni degli ungulati e dei cinghiali si è fatta molto più invasiva nelle ultime settimane – denuncia la CIA di Modena – e a farne le spese sono i prati, i medicai e le coltivazioni in genere, in aree di pregio dove la zootecnia è legata alla produzione del Parmigiano reggiano”.
In un incontro con l’assessore provinciale all’Agricoltura Giandomenico Tomei le associazioni agricole (Cia, Confagricoltura, Coldiretti e Copagri) hanno segnalato che nelle aree dei parchi e soprattutto nell’Atc Modena 3 (alto Appennino) si è avuta un’impennata esponenziale dei danni, confermata da testimonianze dirette degli imprenditori agricoli.
“Serve una nuova strategia per contrastare i danni che i cinghiali arrecano sistematicamente alle colture agricole – prosegue la Cia – e occorre l’attivazione urgente e straordinaria di tutte le iniziative utili e necessarie per una decisa riduzione della presenza dei cinghiali al fine di contenere i danni alle coltivazioni in atto”.
Gestione puntuale ed efficace e prima ancora un programma di prevenzione sono le richieste delle Organizzazioni agricole “per evitare anche danni alla filiera del Parmigiano. Si deve intervenire per ottenere una radicale e drastica riduzione del numero di cinghiali agendo con più azioni – prosegue la Cia – come ad esempio la caccia di selezione anche nelle zone protette e nelle Zrc (Zone di ripopolamento e cattura), e comunque in tutte quelle aree dove il cinghiale può trovare rifugio. Inoltre va migliorato il calendario venatorio che permetta il prelievo per periodi più lunghi ed indipendentemente dall’andamento climatico – osserva ancora la Cia – e il coordinamento dei periodi e delle forme di caccia nelle zone limitrofe della provincia di Modena e di Bologna”.
Attivazione di una “reale” concorrenza fra i cacciatori, eliminazione di privilegi, corresponsabilità anche economica dei cacciatori nel risarcimento dei danni, definizione di aree specifiche a vocazione agricola sulle quali agire drasticamente per la eradicazione della specie, istituzione di verifiche periodiche dei risultati ottenuti e dei censimenti col coinvolgimento delle Associazioni agricole: sono solo alcuni dei suggerimenti che gli agricoltori hanno dato a viva voce. Soprattutto, hanno osservato i produttori, “i danni vanno pagati per la loro reale entità secondo tariffari, peraltro già predisposti”.
“Questi obiettivi rappresentano un programma di lavoro sul quale chiediamo l’impegno di Provincia, Atc e degli Enti parco interessati, oltre a quello delle Associazioni venatorie – conclude la Cia – eventualmente con la costituzione di un tavolo permanente e specifico di lavoro che coinvolga le Associazioni agricole”.
Le proposte in sintesi:
Presenza del cinghiale e aree di caccia – Ridefinizione delle aree nelle quali il cinghiale deve essere eradicato completamente; Presenza dei cinghiali: massimo di 1 cinghiale ogni 200 ettari; Adozione simultanea di più metodi per contrastare il cinghiale: (caccia di selezione, braccata, girata); Prelievo e caccia di selezione negli Atc ed anche nelle zone a parco, Zrc e Aziende faunistico venatorie (Avf); Possibilità di autodifesa e sparo per gli agricoltori; Verifiche periodiche e frequenti dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi assegnati; Censimenti periodici della presenza di cinghiali con il coinvolgimento degli agricoltori e delle loro Associazioni agricole di rappresentanza; Attivazione di concorrenza fra i cacciatori coinvolti; Favorire la competizione tra squadre di cinghialai, estendendo di numero e nelle superfici le zone di braccata nelle aree più intensamente popolate dei cinghiali con assegnazione di obiettivi minimi di abbattimento e relativa verifica del raggiungimento degli stessi; Eventuale sostituzione delle squadre e dei cacciatori laddove gli obiettivi non vengono raggiunti; Responsabilità diretta dei cacciatori, anche economica, per il mancato rispetto degli obiettivi di abbattimento assegnati e per i conseguenti danni alle colture.
Prevenzione – Riconoscimento “automatico” e preventivo delle aree di presenza endemica del cinghiale come aree da assoggettare obbligatoriamente a prevenzione senza necessità di richiesta formale da parte dei produttori agricoli; Attuazione e adozione di tutti i sistemi di prevenzione,in modo coordinato fra Atc, Provincia, Avf ed Enti Parco concordandoli puntualmente con i singoli agricoltori interessati; Sperimentazione anche di sistemi innovativi (dissuasori acustici,ecc.); Controllo sanitario dei capi abbattuti al fine di controllare lo stato sanitario degli animali ed evitare il diffondersi di malattie negli allevamenti e fra le persone.
Danni – Adozione di un prontuario per la valutazione e liquidazione dei danni diretti ma anche indotti alle colture (come ad esempio la perdita della qualità del prodotto e dei suoi derivati e non solo della quantità); Introduzione di criteri agronomici e diversificati per coltura e non solo economici e quantitativi per la valutazione dei danni; Unificazione delle procedure di indennizzo dei danni fra i diversi Enti (Atc, Provincia) con la costituzione di uno sportello unico per i danni; Costituzione di commissioni di valutazione paritetiche dei danni su tutto il territorio provinciale che comprendano tutte le componenti interessate alla liquidazione.
Da: VinieSapori.net