Scontro alla Provincia di Forlì – Cesena sul risarcimento dei danni causati dagli ungulati ed in particolare dai cinghiali e dai caprioli.
Il consigliere alla Provincia di Forlì-Cesena, Stefano Gagliardi ha posto l’interrogativo sulla questione dei risarcimenti per i danni provocati dalla selvaggina ungulata: chi è tenuto a pagare? Pronta la risposta dell’assessore all’Ambiente.
Ha infatti argomentato il consigliere Gagliardi, “La Provincia di Forlì-Cesena continua a rifiutarsi di risarcire spontaneamente i danni causati ai privati dalla selvaggina sottoposta a prelievo selettivo, costringendo le parti ad instaurare lunghi e costosi procedimenti giudiziali, che puntualmente vedono soccombente la Provincia di Forlì-Cesena”.
Proseguendo ha spiegato il consigliere, “Di recente una sentenza della Corte d’Appello ha confermato la condanna della Provincia, già pronunciata in primo grado dal Tribunale di Forlì. In tale pronuncia la Provincia è stata altresì condannata a rifondere le spese giudiziali alle altre parti in causa, per un totale di oltre 9.000 euro, che si aggiungono agli 8.000 euro della prima sentenza presso il Tribunale di Forlì”.
Secondo Gagliardi la questione riguarda soprattutto i danni causati da caprioli e cinghiali nelle aziende faunistico-venatorie; questi animali appartengono a specie protette sottoposte solo a prelievo venatorio e quindi di competenza della Provincia ma per l’ente pare non sia così.
Alla questione infatti risponde l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Forlì-Cesena, Luciana Garbuglia: “Bisogna anzitutto premettere che, in materia di indennizzi dei danni da fauna selvatica, gli uffici della Provincia sono ben attenti ad evitare che eventuali conflitti si trasformino in vertenze legali. Lo dimostra il fatto che gli stessi uffici gestiscono ogni anno 300-340 richieste di indennizzo, erogando, solo lo scorso anno, 186.213 euro di fondi regionali. A fronte di tutta quest’attività, le vertenze legali negli ultimi anni sono state solo due ed entrambe riguardanti l’aspetto specifico dei danni provocati da caprioli e cinghiali in Aziende faunistico-venatorie”.
Continuando sulla questione ha spiegato la Garbuglia “la legge regionale 8/94 è vincolante nell’individuazione dei soggetti titolari del diritto di indennizzo. In particolare la norma e gli obblighi stabiliti nelle concessioni alle Aziende Faunistico Venatorie (AFV) pongono a carico dei concessionari stessi gli oneri per gli interventi di prevenzione e per l’indennizzo dei danni arrecati dalle specie di fauna selvatica di cui si autorizza il prelievo venatorio, fra cui il capriolo ed il cinghiale in forma selettiva. Il contenzioso citato da Gagliardi è stato promosso da alcuni agricoltori inclusi in Aziende venatorie le quali, nonostante fossero state autorizzate al prelievo venatorio di capriolo e cinghiale, si sono opposte all’indennizzo anziché erogarlo come previsto dalla legge. La Provincia, da parte sua, non può farsi carico di questo danno, essendo tenuta per legge a rispondere dei danni arrecati nelle AFV esclusivamente da specie protette. Deve essere chiaro infatti che il capriolo e il cinghiale, al pari degli altri ungulati, sono specie cacciabili in base alla norma statale e che il prelievo in forma selettiva costituisce solo una delle tante modalità di esercizio venatorio”.
Concludendo ha affermato la l’assessore Garbuglia, “A fronte del ricorso, la costituzione in giudizio rappresenta per la Provincia l’unica azione da percorrere. L’ente opera su delega con fondi della Regione Emilia-Romagna che non finanzia questa tipologia di danni. Erogare questo tipo di indennizzi – a meno che non ci sia una sentenza definitiva che lo imponga – significa per la Provincia non avere titolarità al rimborso da parte della Regione, ed anzi si rischiano perfino sanzioni qualora le Province operino in modo difforme rispetto alle legge. La Regione Emilia-Romagna è impegnata in un’azione per chiarire la corretta interpretazione della norma, sebbene va detto che tale orientamento giurisprudenziale contrario si è affermato solo nel tribunale di Forlì e non in quelli delle altre province emiliano-romagnole”.