Caccia e Territorio: Abruzzo, il Parco dovrà risarcire i danni causati dai cinghiali; questa la sentenza risultato della class action avviata in autunno da Confagricoltura.
L’iter per ottenere i risarcimenti per gli agricoltori è sempre costellato di ostacoli e alla fine, ammesso che si riesca a ottenere qualcosa, i soldi che rientrano in cassa non ripagano mai, realmente, dei danni subiti. La sentenza risale allo scorso 11 marzo. A rappresentare l’agricoltore è stato l’avvocato della Confagricoltura dell’Aquila, Gianfranco Salutari.
L’azione legale era stata intrapresa lo scorso autunno da oltre 100 agricoltori e allevatori associati a Confagricoltura, nei confronti della Provincia e della Regione, per ottenere il pagamento dei danni causati dalla fauna selvatica. Una vera e propria class action, sostenuta dai legali della Confagricoltura, nata a seguito di infuocate assemblee che si sono svolte in diverse località della provincia (Magliano, Scurcola, Celano, Castelvecchio Subequo e Sulmona), tutte accomunate dallo stesso destino: subire i danni arrecati dalla cosiddetta “fauna selvatica”, non cacciabile, tra l’altro, per via della presenza di aree protette.
“Gli agricoltori e gli allevatori sono stufi delle tante chiacchiere e delle modalità con le quali si affronta il problema del prelievo venatorio: da una parte il mondo ambientalista che alimenta la visione metropolitana della gestione della fauna selvatica – spiega Confagricoltura – dall’altra i cacciatori che, esasperati dalle rigide norme sulla caccia utilizzano i terreni agricoli come se fossero propri anche a spregio delle coltivazioni in atto. Nel mezzo ci sono i produttori agricoli che, non si capisce per quale motivo, sono costretti a subire danni senza che qualcuno paghi”. Ai danni dei cinghiali, infatti, spesso si sommano anche quelli prodotti dai cacciatori che li inseguono, autorizzati a varcare i confini della proprietà privata.
“Abbiamo detto basta – spiega il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene – e dichiarato lotta dura al fenomeno. La sentenza del Tribunale di Sulmona dimostra la bontà dell’azione di tutela sindacale portata avanti dalla nostra organizzazione e ci fa ben sperare sulla possibilità di ricondurre alla ragionevolezza le associazioni ambientaliste e quelle venatorie che bloccano, di fatto, qualunque riforma che tenga conto degli interessi degli imprenditori agricoli”.
Il giudice Marasca ha stabilito un punto di principio importante, che difficilmente si potrà ignorare in materia di rimborsi. “I danni prodotti dalla fauna selvatica, e quindi da animali che soddisfano il godimento dell’intera comunità – scrive il giudice – costituiscono un evento naturale di cui la comunità intera deve farsi carico”. Confagricoltura suggerisce ad agricoltori e allevatori di presentare le richieste di risarcimento alla Provincia o agli Enti Parco ma contestualmente chiamare in giudizio direttamente questi Enti chiedendo il risarcimento dei danni ex art 2043 del Codice civile.
“Siamo stufi di inutili prese in giro – afferma Vinicio Blasetti presidente della sezione zootecnica provinciale di Confagricoltura – quest’anno la Regione ha impegnato in bilancio la somma complessiva di 500.000 euro, assolutamente insufficiente visto che solo nella provincia dell’Aquila i danni ammontano a qualche milione di euro”.
2 aprile 2014
Fonte: IlTempo