Caccia e richiami vivi in Senato, “l’occasione per iniziare l’operazione verità sull’estremismo animalista italiano”.
La caccia con le reti, tutt’altra cosa rispetto all’argomento di cui si sta trattando, è attività già vietata da anni in Italia, grazie all’intesa raggiunta con l’accordo tra ambientalisti, agricoltori e cacciatori nella stesura delle norme. Così non è in altri Paesi. I cacciatori italiani hanno già sollecitato le Istituzioni a raccogliere le indicazioni – quelle oggettive e di merito – utili a superare le “procedure d’infrazione”.
Siamo stufi, però, e lo sono gli italiani, di forzature ideologiche, di ingerenze strumentali ed anche del “doppio pesismo” grazie al quale, le connivenze di interessi tra dirigenti, commissari e funzionari delle Associazioni animaliste è finalizzata a “perseguitare” la cultura venatoria italiana. Si tace così, ad esempio, sulle modalità, sui tempi, sulle specie offerte ai cacciatori di altri Paesi, anche se molto meno esemplari. A chi giova?
In questi giorni si è attivata una spontanea mobilitazione di cittadini nelle Regioni, portata avanti senza l’aiuto di testate giornalistiche e di “radio di Stato”, sempre al servizio invece della giornalista di turno, nota “crociata” anticaccia, che grazie ai suoi privilegi può permettersi di dare “del deficiente” ai politici che non la pensano come lei. È questa l’obiettività? O è piuttosto un altro esempio della lobby animalista fondamentalista, che può permettersi organizzazioni attrezzate per il “bombardamento” e la moltiplicazione delle mail sul Parlamento?
Di contro, con noi, guardandosi negli occhi, “riconoscendosi”, si sono ritrovate tante persone nelle nostre comuni Assemblee. Non viviamo angosciati dai numeri, non abbiamo contato le persone una per una, ma tante adesioni sono arrivate telefonicamente, su carta, in formato elettronico, con a fianco scritto operaio, medico, avvocato, pensionato, agricoltore… Ad oggi stimiamo oltre 70.000 adesioni “vere” nei soli ultimi giorni. Bravi e normali cittadini, donne e uomini veri che si sono parlati e che vorrebbero avere il piacere di guardare negli occhi quei “senatori” che si arrogano il diritto di criminalizzarli, di emettere sentenze etiche e lezioni di vita.
Le Associazioni Venatorie italiane si augurano che questa volta il Governo e il Parlamento stiano dalla parte degli interessi generali e reali del Paese, riconoscendo quelli di “facciata” di quanti, sull’animalismo – oneroso per gli altri – si sono dati le migliori condizioni della propria sopravvivenza. Speriamo che anche in Italia si affermi un ambientalismo che metta al bando l’estremismo e guardi con attenzione anche al proprio stile di vita prima di chiedere di “giustiziare” quanti la pensano diversamente.
Ufficio Stampa Federcaccia, Arci Caccia e ANUUMigratoristi
( 22 luglio 2014 )