Caccia e Fauna: Verona, cinghiali sono un flagello nella Lessinia, in tre mesi i capi abbattuti sono cinquecento.
Al momento i danni denunciati, causati dai cinghiali alle colture agricole, ai prati e ai pascoli sono nell’ordine dei 70-100.000 euro, anche se sicuramente tali valori sottostimano il reale impatto arrecato, in quanto non tutti gli agricoltori inoltrano la richiesta di risarcimento. Il cinghiale è oggetto di gestione da parte di piani a partire dal 1996, quando venne dato avvio al suo prelievo a seguito dei primi danni denunciati in Val d’Adige, ma fino al 2007 i prelievi sono risultati estremamente modesti. A partire dal 2007, a causa dell’espansione della specie e dei conseguenti danni prodotti, è stato attivato un piano di contenimento, che ha visto il supporto dei cacciatori, opportunamente abilitati dalla Provincia a seguito di un adeguato percorso formativo. Gli abbattimenti sono stati intensificati pur con qualche interruzione temporanea del piano.
Il vice presidente Venturi ha dichiarato: “La nostra Provincia è stata l’unica ad aver autorizzato la caccia al cinghiale da quando, nel 2010, la Regione Veneto ha dato il via, su sollecitazione del mio predecessore Luca Coletto che aveva duramente battagliato per riuscirci. Oggi desidero rendere noti i dati relativi a questi tre anni di abbattimenti per far capire come il cinghiale sia ancora un flagello per il nostro territorio e per gli agricoltori. Nonostante gli interventi finalizzati a contenerne la proliferazione, i danni sono ingenti e il diffondersi dell’animale rischia di diventare un problema urbano, non più limitato alle zone collinari e montuose, dato che iniziano a pervenire segnalazioni anche dalla città”.
Proseguendo Venturi ha spiegato, “Solo quest’anno, durante la stagione venatoria tra novembre e gennaio, i cacciatori organizzati in squadre hanno abbattuto circa 500 esemplari. A questi si aggiungono i 50 capi abbattuti quando la caccia è chiusa, tra febbraio e ottobre, in esecuzione del Piano di controllo dell’animale. In entrambi i casi, i cacciatori forniscono un valido aiuto alla comunità, e nel pieno rispetto delle regole imposte dalla Regione. Ribadisco, però, che da solo il Piano di controllo della specie non può risolvere il problema, restano alcuni nodi da affrontare, come ad esempio le lunghe procedure burocratiche che spesso scoraggiano gli agricoltori dal chiedere i risarcimenti”.
Il presidente ha poi aggiunto, “C’è poi la questione di un solo macello autorizzato in tutta la provincia in cui portare i capi abbattuti in periodo extra-caccia. Ne servirebbe un altro in Lessinia, dove inoltre sarebbe urgente anche la modifica delle regole per gli abbattimenti all’interno del parco. Gli agricoltori ci chiedono insistentemente di intervenire e, anche in questo frangente, ci stiamo muovendo per convincere la Comunità montana a farlo in fretta”.
Infine il presidente Venturi ha concluso, “ricordando che la caccia al cinghiale potrebbe trasformarsi anche da noi, come in altre regioni, una opportunità per il turismo venatorio, in grado di incrementare il benessere e l’economia della zona”.
23 maggio 2013
Fonte: L’Arena