Caccia e Fauna: Udine, troppi cinghiali e caprioli, troppi danni in un anno ma mancano i fondi per i risarcimenti; dalla Provincia un progetto integrato con cacciatori e agricoltori.
Ben 224 incidenti provocati da caprioli, cinghiali e animali selvatici sulle strade, sempre più vicini ai centri abitati; 130 le pratiche relative a danni alle colture. E altrettante richieste di risarcimento indirizzate alla Provincia. Questo il bilancio del 2012, ma se solo si consultano i dati dell’ultimo triennio, gli automobilisti che si sono imbattuti in un esemplare di fauna selvatica, in testa caprioli, seguiti da cinghiali, cervi e lepri, finendo fuori strada o, comunque, danneggiando la propria auto sono stati 724, a fronte di 426 richieste di risarcimento presentate dagli agricoltori in conseguenza al danneggiamento di campi o colture orticole.
Da Varmo a Muzzana, da Buttrio a Latisana, fino alle porte di Udine, al parco del Cormor e a quello del Torre, la presenza degli ungulati dilaga in pianura. Complice l’abbandono della montagna, il mancato sfalcio e l’avanzata del bosco, i cinghiali si avvicinano ai centri abitati, avvistati alle porte della città a Trieste e a Gorizia, sono vicini anche a Udine.
E così, prima di arrivare a situazioni limite come quella scoperta a Basovizza, dove 11 esemplari sono stati avvelenati con la stricnina, la Provincia di Udine corre ai ripari e si prepara a contrastare le scorribande della fauna selvatica con un progetto sperimentato a Forgaria e ormai pronto a essere applicato sul territorio provinciale. A illustrarlo è l’assessore Luca Marcuzzo: «I fondi a disposizione scarseggiano – osserva, lo scorso anno la Regione ha stanziato 600 mila euro, di cui 400 per la Provincia di Udine, quest’anno sono stati stanziati solo 150 mila euro con una variazione di bilancio, poi si è arrivati a 300, con la speranza di ottenere la stessa somma stanziata per il 2012, ma, vista la situazione finanziaria, non vi è certezza».
E così si è pensato di intervenire in via preventiva con un progetto di gestione integrata del territorio che richiede bassi investimenti, ma promette ottimi risultati. «Lo abbiamo sperimentato lo scorso anno a Forgaria: i danni alle colture sono diminuiti dell’80% e con essi quelli alle auto, ora siamo pronti ad applicarlo su scala provinciale, richiede la collaborazione fra associazioni venatorie e agricoltori».
Si tratta di un piano articolato: prevede “azioni di disturbo” e prelievi. «Abbiamo già avviato gli incontri con cacciatori e agricoltori che devono collaborare – spiega Marcuzzo – per quanto riguarda i cinghiali si interverrà sulle aree e nei periodi a rischio tenendo conto dello stadio vegetazionale. Basterà “pasturare” ovvero mettere il mangime lontano dalle colture per attrarre gli animali, censirli, limitare il numero delle “matriarche” e impedire così l’eccessiva proliferazione».
Intanto, il 2013 si è aperto con una nuova ondata di richieste di risarcimento. «In caso di danneggiamenti deve essere presentata denuncia – chiarisce Pietro Ottogalli responsabile dell’Ufficio gestione risorse faunistico venatorie – disponiamo solo di due addetti che operano sul territorio, cercando di far fronte a tutte le segnalazioni. Le richieste sono numerose e dobbiamo attendere la fine dell’anno per verificare l’ammontare delle risorse disponibili e stabilire il riparto». Lo scorso anno la copertura dei danni ha sfiorato il 60%, l’anno precedente la percentuale è stata inferiore, ma se si riesce ad arginare il problema a monte, le risorse potrebbero bastare a risarcire sia agricoltori sia automobilisti.
11 marzo 2013
Fonte: MessaggeroVeneto