Caccia e Fauna: Udine, tre Linci svizzere verranno liberate in Friuli Venezia Giulia secondo un progetto con l’Università di Udine: allarme ecosistema dei cacciatori.
“Il parere favorevole inizialmente espresso dal mondo venatorio – continua – è stato dato sulla base della relazione del responsabile del progetto, Paolo Molinari”. Nella stessa occasione tuttavia è stato assicurato che l’iniziativa era stata già condivisa con tutti gli enti interessati nell’ambito regionale. Nei mesi successivi sono emersi i distinguo di chi invece (Università di Udine e Parco delle Prealpi Giulie) ha dichiarato che nulla sapeva. A questo punto il Distretto venatorio ha chiesto un tavolo di confronto alla Regione.
Su quel versante silenzio, mentre la richiesta di informazioni all’università di Udine ha partorito, nell’ambito di un incontro organizzato dal distretto dove si è evidenziata ancora l’assenza della Regione, un dettagliato parere della stessa università con conseguente sospensione dell’iniziale ok al Progetto dei cacciatori e la richiesta urgente al presidente Serracchiani di sospensione del progetto.
L’ateneo friulano – spiega Pituelli – ha sottolineato l’assenza a monte di un piano comunicativo e partecipativo che rendesse edotti dell’iniziativa tutti i soggetti interessati al progetto, indicando poi nel merito scientifico del piano, alcune gravi carenze tra cui l’assenza di informazioni e analisi sulla consistenza attuale e passata della lince e sua distribuzione sul territorio, di un piano di monitoraggio dettagliato pre, durante e post rilascio (senza contare la coesistenza con gli altri grandi predatori sul territorio, vedi orso e lupo per la quale mancherebbero analisi ed eventuali effetti). Ora il Progetto lince ha avuto un’accelerazione e gli esemplari stanno per essere liberati “quasi che si volesse chiudere in fretta e furia una pratica prima che, scandagliando e sondando, possano emergere criticità tali da suggerire un ripensamento o quantomeno un approccio più prudente”.
Il Distretto venatorio del Tarvisiano ha legato ogni iniziativa futura alle indicazioni dell’ateneo friulano e alla luce della svolta che è stata impressa in questi giorni al progetto, il presidente del distretto Pituelli ha osservato: “Abbiamo sempre garantito collaborazione al mondo della ricerca sul presupposto di dati certi e serietà scientifica: le osservazioni dell’università di Udine ci hanno indotto a riflettere sulle ripercussioni che l’eventuale attuazione del progetto potrebbe avere sull’ecosistema. Ci chiediamo pertanto come mai l’Istituto superiore protezione ambiente e la Regione Friuli Venezia Giulia abbiano autorizzato un progetto con le carenze evidenziate dall’ateneo, se il via al piano per la liberazione degli esemplari sia condizionato a precise prescrizioni e se le stesse siano state rispettate: ci premureremo comunque di richiedere accesso a tutta la documentazione”.
( 12 aprile 2014 )
Fonte: MessaggeroVeneto