Caccia e Fauna: Toscana, sono almeno settecento i capi uccisi dai lupi solo nel 2013, tra pecore, capre, vitelli, puledri e mucche da pascolo, nelle zone confinati con parchi e aree protette.
Il confinamento all’interno di aree protette faciliterebbe il controllo ed il monitoraggio degli esemplari di lupo puri che rischiano, nel lungo periodo, di diventare una razza in via di estinzione. “Molti degli esemplari in circolazione sono incroci di lupi e cani. – spiega ancora Marcelli – L’aumento della popolazione di ibridi è un rischio non calcolato ed assolutamente da non sottovalutare”. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa Coldiretti – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti. La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche – sottolinea Coldiretti – un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano.
Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo – continua Coldiretti – sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Non è infatti più possibile – precisa la principale organizzazione agricola – lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono stati sufficienti per scongiurare il pericolo.
Occorre lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. Ma è anche necessario – continua Coldiretti – rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione; prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella sorveglianza; un maggior impegno nella lotta al randagismo.
Essendo il lupo una specie protetta dalla normativa europea si rende indispensabile trovare un giusto equilibrio perché questa convivenza forzata tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché – conclude Coldiretti – i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni.
7 gennaio 2013
Fonte: VinieSapori