Caccia e Fauna: due cacciatori hanno trovato un giovane camoscio in fin di vita sulle montagne della provincia di Torino e lo recuperano; l’intervento di un chirurgo lo salva.
Nei giorni scorsi due cacciatori hanno trovato un giovane camoscio in fin di vita poco distante da Baume, frazione di Oulx, situato sulle montagne della provincia di Torino; l’animale si era accovacciato su un sentiero e giaceva immobile, isolato dal branco, con gli occhi fissi nel vuoto. I cacciatori si sono accorti immediatamente che il giovane camoscio, sperso, impaurito ed alquanto malnutrito, doveva avere qualche problema e si trovava in difficoltà; così hanno chiamato le guardie venatorie che a loro volta hanno contattato gli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Provincia di Torino in modo da recuperare l’animale in difficoltà e capire bene cosa gli fosse accaduto.
Una volta recuperato, il giovane camoscio è stato inserito nel progetto “Salviamoli insieme”, convenzionato con l’ospedale universitario veterinario; dalla visita medica è emerso che l’animale, un esemplare di sei-sette mesi, aveva qualche problema al cervello ma per avere una diagnosi certa era necessaria una risonanza magnetica, un esame alquanto costoso ed anomalo per un ungulato.
Così quando sembrava non ci fosse più nulla da fare in soccorso del cucciolo è arrivato un famoso veterinario, il dott. Offer Zeira, dell’ospedale veterinario di Lodi il quale si è offerto di eseguire gratuitamente la risonanza; dall’esame così è emerso che un enorme ascesso stava comprimendo il cervello dell’animale. Secondo il responsabile del recupero della fauna selvatica, Leone Ariemme, probabilmente il camoscio, “era caduto e si era conficcato qualcosa nel cranio. La ferita era guarita all’esterno, ma dentro si era creato l’ascesso. A parte respirare, non poteva più fare nulla”.
L’unica soluzione al problema era una delicata quanto rischiosa operazione al cervello così il dott. Zeira, neurochirurgo, ha deciso di eseguire personalmente l’intervento che si è concluso nel migliore dei modi; il giovane camoscio ora è fuori pericolo e si trova ricoverato presso la facoltà di Veterinaria a Grugliasco. E’ già in grado di alzarsi, mangiare da solo, reagisce agli stimoli e a breve dovrebbe recuperare completamente.
Purtroppo però il giovane camoscio non può ancora essere liberato sulle montagne di Oulx perché ancora troppo affezionato alle persone che lo hanno curato; Ariemme ha infatti spiegato, “Non mostra diffidenza, e questo è un problema. La vita selvatica è dura, e lui per sopravvivere deve perdere la fiducia nell’uomo che l’ha salvato”.
19 dicembre 2012