Caccia e Fauna: Piemonte, proseguono gli accertamenti sulla questione dei Cinghiali della Val Sesia contaminati da radiazioni da Cesio 137; secondo il ministro Balduzzi, “Non costituiscono un rischio”.
E’ solo di ieri la notizia del rinvenimento di tracce di contaminazione radioattiva da Cesio 137 all’interno delle carni di 27 cinghiali abbattuti durante la passata stagione venatoria in Val Sesia, nella provincia di Vercelli. Dai campioni analizzati il livello di isotopo radioattivo Cesio 137 è risultato circa dieci volte superiore alla soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008 come limite tollerabile in caso di incidente nucleare. Sulla questione il responsabile dell’Istituto di Radioprotezione dell’Enea, Elena Fantuzzi, ha spiegato “Il Cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari”; partendo da questo presupposto le ipotesi più plausibili sono quelle secondo cui l’isotopo potrebbe essere un residuo dell’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl avvenuto del 1986.
Altra ipotesi potrebbe prendere in considerazione i siti nucleari, non molto distanti dalla zona interessata nella zona, tra cui quella di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell’Enea, a Saluggia; ma l’Arpa, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, a seguito dei controlli svolti ha escluso questa ipotesi ed effettuerà “uno specifico monitoraggio radiologico dell’area della Valsesia per un approfondimento”. Infine non si esclude inoltre la pista dei rifiuti tossici. Proseguendo spiega ancora la Fantuzzi che bisogna considerare anche se il metabolismo dei cinghiali possa avere caratteristiche tali da favorire l’accumulo del Cesio 137 in una quantità superiore ai limiti tollerabili.
Secondo l’assessore all’ambiente della Regione Piemonte, Roberto Ravello, gli eventuali rischi per la salute sarebbero “contenuti e controllabili” pertanto è preferibile evitare inutili allarmismi. Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Val d’Aosta ed esperto in questioni nucleari ha le idee chiare, “Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl, altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva”. L’associazione ambientalista inoltre chiede che vengano effettuati “controlli ferrei ed efficaci in Italia e in particolare su tutto l’arco alpino italiano, oggetto di una forte contaminazione radioattiva dopo l’esplosione del reattore di Chernobly”, nonché il completamento “della mappatura della contaminazione ambientale”.
Nel frattempo alle indagini partecipano anche i Carabinieri del Nas e del Noe allertati dal ministro della salute Renato Balduzzi unitamente alla Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero che coordinerà tutti gli accertamenti. Nel corso dell’incontro svoltosi nella mattinata di ieri a cui hanno partecipato anche gli esponenti dell’istituto zooprofilattico di Torino, al fine di porre le basi per una indagine seria sulla questione, il ministro Balduzzi ha voluto rassicurare, “I livelli di contaminazione riscontrati non costituiscono un rischio per la salute pubblica in considerazione dei limitati consumi di carne di cinghiale e di selvaggina”.
Allo stesso modo la Direttrice del Centro Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, Maria Caramelli, ha rassicurato i cacciatori e le loro famiglie spiegando che non corrono alcun pericolo poiché il sistema delle carni è molto controllato considerato che gli stessi cacciatori sono obbligati a sottoporre le carcasse dei capi abbattuti ad analisi volte ad individuare eventuali contaminazioni parassitarie.
Nel frattempo, i cacciatori che hanno abbattuto i 27 cinghiali risultati contaminati sono già stati rintracciati, tramite i registri di sorveglianza creati dalla Regione, ed invitati a non consumare le carni conservate. E’ stato inoltre accertato che la carne di quei cinghiali non è stata venduta a ristoratori o agriturismi; per coloro che invece avessero già mangiato le contaminate il rischio per la salute sarebbe minimo. La Caramelli ha spiegato, “Sono stati riscontrati valori fino a dieci volte superiori rispetto alla soglia massima fissata dalla legge in caso di incidente nucleare, ma il pericolo scatta solo se si verifica un esposizione continuata ai radio-contaminanti”. I campioni da analizzare sono un centinaio. L’Arpa del Piemonte approfondirà il monitoraggio in Valsesia ed analoghi controlli farà l’analoga agenzia in Valle d’Aosta.
Ha poi aggiunto la Caramelli che è necessario “Stabilire piani di monitoraggio immediati nelle aree dell’arco alpino. Ad ogni modo le zone “radioattive” sembrano molto circoscritte”. Infatti la Caramelli ha precisato che si sta “stilando una mappa che evidenzia una concentrazione a punti, quindi non diffusa, nell’aria del comprensorio alpino della Valsesia”. Secondo alcuni accertamenti svolti sugli animali della pianura e della provincia di Cuneo hanno escluso tracce di contaminazione. In merito alle cause della contaminazione la Caramelli si dice abbastanza sicura “che sia conseguenza diretta dell’incidente di Cernobyl, il Cesio 137 è il tipico indicatore dell’incidente di Cernobyl. Questo è quanto riscontrato in altri studi in altri paesi europei”, ad esempio in Germania circa alcuni anni fa.
Il monitoraggio sulla radioattività si estende anche ai cinghiali della provincia di Asti, nelle Langhe. Il responsabile dei laboratori di zooprofilassi di Vercelli, Novara, Asti e Alessandria, Fulvio Brusa, ha spiegato “Non vogliamo creare allarmismi” ma ha comunque disposto controlli anche su lepri, caprioli, funghi, tartufi e mirtilli; ha poi aggiunto “È doveroso iniziare uno screening di tutti i cinghiali presenti nelle vallate del Nord Italia. Sarà un lavoro lungo ma necessario: non possiamo pensare che gli unici casi si siano verificati in una porzione così minuscola di territorio. Bisogna approfondire. E pensare anche ad altre specie selvatiche come i caprioli, che sono in rapida diffusione”.
Anche il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha voluto precisare, “Stiamo verificando. Può darsi sia ancora un esito di Chernobyl perché il tempo di dimezzamento della radioattività è molto lungo, per cui è possibile. Stiamo facendo una verifica e non sono in grado di dare altre indicazioni”. Mettono fretta invece da Coldiretti che chiedono “Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazioni”; inoltre secondo Coldiretti bisogna rafforzare i controlli per i prodotti in arrivo dall’estero specie quando la provenienza sono paesi dell’est Europa.
9 marzo 2013
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