Caccia e Fauna: Federcaccia Pesaro-Urbino replica alle affermazioni della Coldiretti Marche contenute in un comunicato sui danni causati dai cinghiali.
In relazione al comunicato stampa di Coldiretti Marche dal titolo “Caccia e Fauna: Coldiretti Marche, “cinghiali, una tassa da 4,5 milioni di euro l’anno””, la FIDC Sezione Provinciale di Pesaro e Urbino, pur condividendo la drammaticità del problema dei danni all’agricoltura causati dai cinghiali, ritiene di dover fare alcune precisazioni in merito a quanto apparso sui vari mezzi di informazione, al fine di evidenziare la complessità del problema, per individuare le cause e suggerire le possibili soluzioni.
Il fenomeno dei danni in agricoltura causati da ungulati è aumentato negli ultimi anni in tutto il territorio nazionale principalmente in relazione a due fattori:
1. Abbandono delle aree collinari e montane con conseguente incremento delle superfici boscate e degli incolti;
2. Istituzione numerose Aree Protette ( Parchi, Riserve Naturali, Istituti Faunistici).
Anche nella nostra Provincia, la diffusione delle popolazioni di cinghiali, che ha avuto risvolti negativi soprattutto per quanto riguarda le interferenze del selvatico con certi tipi di coltivazioni, trova la sua causa principale soprattutto nell’istituzione di Aree protette vedi la Riserva naturale Statale del Furlo, i numerosi Demani Forestali Regionali, le Oasi ecc.. Infatti nei territori limitrofi a queste aree, nel periodo in cui la caccia è chiusa, si registrano i maggiori danni alle coltivazioni agricole.
Facciamo presente che tali aree non sono state istituite dai cacciatori, nè sono gestite dagli stessi, ma sono mal gestite da Enti Parco e Pubblici, i quali fino ad oggi non hanno mai attuato piani di controllo, gestione e prelievo della specie (e degli altri ungulati presenti) al loro interno, causando così ingenti danni al patrimonio forestale/ambientale ed agricolo. Inoltre, i sinistri stradali causati dall’attraversamento stradale di cinghiali e degli altri ungulati sono in costante aumento, determinando una situazione di persistente e grave pericolo per la pubblica incolumità.
E’ pertanto paradossale che i cacciatori vengano additati come causa del problema, mentre grazie alla caccia si prelevano ogni anno migliaia di cinghiali, contribuendo a controllare tale specie nei territori aperti alla caccia, evitando così che i danni, seppur già enormi, diventino realmente insostenibili per le aziende agricole.
Nel mese di maggio 2012 è stato approvato in via definitiva il nuovo Regolamento sulla Gestione degli Ungulati che dovrebbe mettere gli ATC e le Province in condizione di adottare provvedimenti più incisivi per la gestione degli ungulati, ma l’ipotesi che questi producano in tempi brevi una drastica riduzione delle popolazioni selvatiche appare poco realistica, anche in considerazione del fatto che la Regione avrebbe dovuto approvare contestualmente al Regolamento Ungulati, il Regolamento per la Prevenzione ed il Risarcimento dei Danni; strumento indispensabile per garantire una prevenzione danni efficace e stabilire criteri unitari a livello regionale per le procedure di rilevamento, quantificazione e liquidazione dei danni.
Il fenomeno del risarcimento e della prevenzione dei danni alle coltivazioni rappresenta una vera e propria emergenza e servirebbe un provvedimento legislativo straordinario, sganciato o parallelo alla stessa normativa della caccia. Precisiamo, inoltre, che le uniche risorse impiegate per risarcire gli agricoltori dei danni alle coltivazioni e per indennizzare i danni causati alla circolazione stradale dalla fauna, provengono dalle “tasche” dei cacciatori attraverso il pagamento della Tassa di Concessione Regionale e dalla quota di iscrizione agli Ambiti Territoriali di Caccia.
Riteniamo che sia indispensabile che una corretta gestione degli ungulati interessi tutto il territorio agricolo – forestale Regionale/Provinciale, quindi anche il territorio non gestito a fini venatori come le aree protette, ovviamente con gli strumenti più idonei, da verificare in relazione a ciascun tipo di istituto. Per affrontare questo problema ci deve quindi essere unità di intenti tra amministrazioni, cacciatori e agricoltori, che si deve concretizzare in una corretta ed efficace pianificazione degli interventi.
La FIDC Provinciale si rende attenta e disponibile, come sempre, a collaborare e lavorare insieme alle associazioni agricole per mettere in campo tutte le azioni necessarie per risolvere tale delicato problema, a partire da una eclatante azione di protesta nei confronti degli Enti Gestori di tali aree che, con la loro inerzia, hanno compromesso e compromettono una gestione faunistico ambientale corretta ed equilibrata.
Federazione Italiana della Caccia
Sezione Provinciale di Pesaro e Urbino