L’Enpa di Genova, sull’orlo del fallimento, ha sospeso il recupero degli animali selvatici in difficoltà per mancanza di fondi e guarda agli introiti delle tessere venatorie.
A partire dal prossimo 15 luglio la Provincia di Genova ha comunicato la sospensione del servizio di recupero, cura e rilascio della fauna selvatica in difficoltà a causa della mancanza dei fondi necessari.
A nulla è valso l’impegno della Regione e dell’assessore alla caccia Renata Briano, per dare un aiuto agli Enpa genovese al fine di garantire almeno al minimo il servizio in quanto pare che gli animalisti considerino i fondi trovati addirittura “ridicoli”.
Sembra infatti che solo di carburante per i recuperi in tutta la provincia di Genova l’Enpa spenda dai 500 agli 800 euro al mese e nonostante i fondi racimolati sarebbero comunque a rischio alcuni posti di lavoro.
Dall’Enpa spiegano la situazione, “Un servizio che tanto validamente abbiamo eseguito da 5 anni e che viene sospeso perché non ci sono più soldi. Visto che non abbiamo ricevuto alcuna risposta a una nostra richiesta di spiegazioni per salvare sia gli animali, sia i posti di lavoro ci siamo rivolti alla Regione Liguria, nella persona dell’assessore alla Caccia, Renata Briano, la quale si è davvero data da fare, e la ringraziamo di tutto cuore, ma i soldi trovati sono “ridicoli””.
Proseguendo spiegano ancora gli animalisti, “Inutile dire che siamo a questa data in perdita! La prossima settimana avremo un incontro con i rappresentanti della Provincia e non potremo far altro che renderci certamente disponibili alla cura degli animali in difficoltà, ma solo se verranno consegnati all’ambulatorio Animal Assistance”.
Concludendo all’Enpa volgono lo sguardo ai tanto bistrattati e criminalizzati cacciatori affermando che è ormai “Inutile continuare a recriminare sulla legge che impone che una parte dei soldi delle tessere dei cacciatori (la Provincia incassa quasi un milione di euro) debbano essere utilizzati per gli animali e l’habitat selvatico. Non sono altro che lettere scritte che nessuno, pare, ha interesse di rispettare. Siamo addolorati, ma siccome siamo nel pieno delle nascite non possiamo che renderci disponibili ma solo per la cura né recupero, né rilascio. Non ce lo possiamo permettere, già troppi di noi hanno messo del proprio e non sin può chiedere ancora”.
Quindi riassumendo la situazione i cacciatori sarebbero si dei “criminali” ma i loro soldi, quelli spesi per il rinnovo delle tessere venatorie, sono comunque necessari agli animalisti poiché senza non potrebbero garantire la tutela della fauna ed i loro stessi posti di lavoro; ma allora ci chiediamo: se la caccia viene abolita e i cacciatori quindi non ci saranno più, come spesso inneggiano questi signori, chi e con quali soldi pagherà le loro spese e i loro stipendi?
E’ il classico cane che si morde la coda… ma noi preferiamo che sia un cane da caccia!