Caccia e Fauna. Sul rafforzamento della attività di prevenzione ad opera della Regione Emilia Romagna interviene il coordinatore di Agrinsieme Antonio Dosi che, nel prendere atto dell’impegno economico messo in campo dall’assessorato regionale all’Agricoltura, evidenzia alcuni elementi di forte criticità.
“Bene la prevenzione, – dice Dosi – ma non si possono recintare migliaia di ettari per tenere lontano gli ungulati: è impossibile materialmente, oltre che difficoltoso manutentare determinate opere. Inoltre gli agricoltori sarebbero più impegnati nella protezione dei campi, giorno e notte, che nella coltivazione, con costi insopportabili”.
Agrinsieme sollecita inoltre l’unitarietà della politica faunistica regionale e provinciale, un territorio frammentato in cui si intreccino competenze e responsabilità tra Parchi, Ambiti territoriali di caccia e Province.
“Occorre poi garantire agli agricoltori, sfiniti dopo anni di incursioni degli ungulati, che i danni siano risarciti per intero perché in numerose aree di montagna e collina – e non solo – della nostra regione sta diventando impossibile esercitare l’attività agricola ed il pascolo. Per questo Agrinsieme Emilia Romagna ha elaborato alcune proposte di modifica di due leggi regionali (la numero 8 del 1994 e la 6 del 2005) che regolano l’esercizio venatorio e la gestione delle are protette nel territorio regionale”.
“Va preso atto che negli ultimi 10 anni i cacciatori sono passati dai 56.944 della stagione venatoria 2003 -2004 ai 40.762 del 2013 -2014 e ai 38.785 del 2014 -2015. Il continuo invecchiamento dei cacciatori e la loro progressiva riduzione – sottolinea il coordinatore di Agrinsieme – può inoltre determinare una diminuzione delle risorse finanziarie da destinare alla prevenzione e al risarcimento danni, oltre che ridurre la disponibilità del volontariato necessario per coadiuvare gli agricoltori nell’approntamento delle opere di prevenzione e nell’attuazione dei piani di controllo”.
“In sostanza è nostra opinione che la legislazione nazionale venga modificata, ma in attesa riteniamo necessario intervenire sulla normativa regionale attuando le possibili modifiche alle due leggi regionali indicate, allo scopo di risarcire integralmente il danno subito, responsabilizzare maggiormente i gestori delle aree protette e dare la certezza che sia assicurata la necessaria unitarietà della politica faunistica regionale e provinciale anche in questi territori. Occorre poi dare certezza circa i tempi di attuazione dei piani di controllo – aggiunge Dosi – e la normativa deve togliere ogni potenziale vincolo”.
Anche l’aspetto burocratico è farraginoso, secondo Agrinsieme, perché il regolamento regionale vigente (DGR 1515 del 28/10/2013) prevede, ad esempio, che non possono essere ammessi a contributo le richieste per i danni subiti a seguito della non ottemperanza all’azione di prevenzione indicata dalla Provincia. “ Se un agricoltore non ha mai subito danni non pensa a fare richieste di indennizzo – conclude il coordinatore di Agrinsieme – quindi la prima volta che subisce ‘incorsioni’ rischia di restare escluso dagli indennizzi”. Infine le nutrie: “ Adesso che la specie non è più per legge considerata fauna selvatica, i danni arrecati da questa specie chi li pagherà?
( 15 dicembre 2015 )
Fonte: Sassuolo2000