Caccia e Fauna: Cesena, Wwf si schiera a favore della completa eradicazione delle nutrie con metodi indolori ma anche tramite l’abbattimento con fucile, “Vanno fatte sparire dall’Italia!”
Esprimendo quindi posizione del Wwf sulla questione Togni afferma, “Riteniamo sia prioritario salvaguardare una Folaga o un Cavaliere d’Italia perché le specie che dal punto di vista biologico ed evolutivo si sono adattate a vivere in un determinato ambiente (dove interagiscono con altre specie animali e vegetali) sono infinitamente più importanti della Nutria. Potremmo citare il caso di Punte Alberete (RA), dove la diffusione della Nutria, ha provocato pesanti variazioni nella composizione e distribuzione della flora delle zone umide. La Ninfea ad es., che solo trent’anni fa era frequente in molte zone paludose d’acqua dolce, oggi è praticamente scomparsa a causa dell’azione della Nutria che se n’é cibata. Purtroppo insieme alla Ninfea sono scomparse varie specie di uccelli, alcune assai rare come il Mignattino piombato, che costruivano il nido sulle sue foglie galleggianti!”.
Inoltre dice Togni allarmando, “gli equilibri ecologici che si sono realizzati in milioni di anni non possono essere stravolti in qualche decennio! Inoltre non va sottovalutato il rischio sanitario determinato da un’eccessiva concentrazione di esemplari, peraltro come s’è visto, sovralimentati direttamente da incauti frequentatori, a fronte dello scarso (se non del tutto assente) ricambio idrico del lago del Parco. In un simile contesto la Nutria può costituire un serbatoio per la diffusione di alcuni parassiti. I più importanti sono le fasciole come Fasciola epatica e leleptospire come Leptospira interrogans. La probabilità di questa trasmissione è sostanzialmente legata all’ecologia dei portatori. Nella nutria la presenza di leptospire è stata evidenziata in particolare nelle feci e nell’urina rilasciata nell’erba. Ciò può causare la diffusione della leptospirosi e di altri batteri nell’ambiente che conseguentemente possono essere trasmessi ad altri animali, sia selvatici che d’allevamento, ed anche all’uomo”.
Infine Togni conclude, “ci chiediamo se fra tutte le specie oggetto di caccia, autoctone e non più numerose delle nutrie (es. volpi, caprioli o le tante specie di uccelli) perché proprio una specie alloctona che causa danni agli ecosistemi e rappresenta una seria minaccia per la nostra biodiversità dovrebbe essere tutelata? E se non l’uomo chi dovrebbe contenere l’espansione di questo erbivoro introdotto in aree dove non esistono i suoi naturali predatori?”.
4 giugno 2013
Fonte: CesenaToday