Caccia e Fauna: Belluno, un cacciatore salva un cervo rimasto imprigionato in una profonda coltre di neve.
Un incontro documentato da una fotografia scattata dal giovane studente che sta commuovendo i social network. Potrebbe sembrare una “strana alleanza” quella tra cacciatori e animali selvatici. Eppure il foraggiamento (di questo si tratta) ha una grande tradizione nella cultura venatoria mitteleuropea perché mantiene numerose (e concentrate) le comunità di cervi e caprioli.
Ma per un cervo sfamato dal cacciatore, ce ne sono migliaia affamati sui versanti innevati. E sono migliaia gli animali condannati a morte da questo inverno particolarmente rigido. Nel 2008-2009 furono circa 1.800 nella sola provincia di Trento i cervi vittime della neve che aveva ricoperto le montagne. Va un po’ meglio per i camosci, che vivono alle quote più elevate, dove il vento spazza i versanti e si può trovare qualche arbusto quando una valanga scarica la neve a valle. Ma alle quote più basse, il regno di cervi e caprioli, la vita è dura e ogni spostamento alla ricerca di cibo richiede grandi energie. Così è frequente, per chi abita nei fondovalle, trovare al mattino le impronte degli ungulati che si spingono fino ai giardini delle abitazioni alla ricerca di cibo.
Eppure il foraggiamento — richiesto negli ultimi giorni anche dai cacciatori e da alcuni sindaci bellunesi allarmati per i rischi della fauna selvatica — non piace ai responsabili di parchi e foreste. La Provincia di Trento — ad esempio — ha varato un regolamento piuttosto restrittivo per i cacciatori che intendono portare il fieno agli animali: “Si tratta di una pratica che deve essere programmata per tempo, già in autunno, anche perché intervenire quando gli animali sono stremati, con il fisico ormai provato, può rivelarsi inutile” dice Maurizio Zanin, direttore del servizio foreste di Trento che annuncia un censimento a fine stagione.
Se le comunità di ungulati risulteranno molto ridotte, verranno ridotti anche gli esemplari da cacciare. Nel Parco naturale di Paneveggio (ai confini tra Veneto e Trentino, attorno alle Pale di San Martino) il foraggiamento è addirittura vietato: “Capisco che possa sembrare crudele — spiega il direttore Vittorio Ducoli — ma questa è la natura. Al di là del singolo cervo che si avvicina alle case, non possiamo che prendere atto che l’inverno sta svolgendo la sua funzione: selezionare la specie e stabilire qual è il numero massimo di esemplari che possono vivere in un determinato territorio”. Lasciare fare alla natura o soccorrere gli animali? Il tema fa discutere. Ma se abitate in montagna e lasciate sulla neve le bucce della frutta potete stare tranquilli: nessuno vi farà mai la multa.
5 febbraio 2014
Fonte: BlitzQuotidiano