La lettura delle tracce è un’arte antica, capace di rivelare, al buon cacciatore il passaggio, la posizione, la velocità e lo stato di salute di un selvatico. L’argomento merita dunque d’essere approfondito.
Andare a caccia di tracce può essere un’attività divertente per gli amanti della natura, che trovano appagante passeggiare e vivere pienamente i paesaggi, ma anche e soprattutto per i cacciatori, che leggendo le tracce, hanno la possibilità di individuare il passaggio di un qualsiasi selvatico.
Parlare di tracce è decisamente generico: le tracce animali possono essere infatti di diverso tipo. Sono particolarmente loquaci ad esempio le tracce dei denti, lasciate da animali che hanno rosicchiato un tronco magari.
Non meno interessanti si possono dimostrare i resti di animali e di uova o le fatte, che dicono del selvatico molto più di quanto ci si possa attendere.
Oggi però parleremo di quelle tracce che il selvatico lascia sul terreno, meglio ancora se umido: le impronte o le orme.
Non ci si crederà ma chi le sa leggere e seguire, potrà certo avere diverse soddisfazioni.
In definitiva un’orma altro non è che un negativo della zampa, lasciato sulla terra calpestata dall’animale. Se in buono stato una traccia di questo genere ci può dire del peso, del sesso, dello stato fisico e della velocità dell’animale, ma soprattutto raccontarci della sua specie di appartenenza. Alla stessa maniera lo stato di ritrovamento di un’impronta potrà convincere il conoscitore che si tratti di un segno recente o vecchio, oramai inutile.
Quando si caccia in compagnia di segugi, non di rado è utile che nel gruppo sia presente un conoscitore d’orme, che potrà guidare la compagnia verso belle avventure. Questo ruolo era svolto egregiamente dal valletto dei segugi, che osservando un’impronta poteva dire tanto sull’animale che l’aveva lasciata.
Seguire le piste, osservando le orme lasciate dagli animali è possibile in qualsiasi periodo, ma naturalmente è molto più semplice su un letto di neve o su un terreno umido, dove le impronte si sono impresse con maggiore forza.
E’ naturale che ogni animale lasci un’impronta diversa; l’orso o il tasso ad esempio camminando poggiano tutta la pianta del piede e imprimeranno un’impronta piena, la volpe, la lince o il lupo invece poggiano solo le dita e quindi lasceranno sul terreno un’impronta notevolmente diversa. Gli ungulati invece produrranno una caratteristica impronta a piede fesso, con i due zoccoli che compaiono ben separati.
Il cinghiale specialmente è caratterizzato da impronte che mostrano al lato evidenti dita mediane, diverse da quelle lasciate dal cervo o dal capriolo.
Il cervo infatti lascia un’impronta compatta e gli zoccoli appaiono da subito molto ravvicinati.
E’ possibile leggere anche le impronte della lepre. Il terreno attraversato da questo piccolo ed agilissimo selvatico che avanza a balzi, è caratterizzato da impronte a forma di Y. Le stanghette superiori dell’impronta sono segnate dalle zampe posteriori, quella lunga e inferiore invece è lasciata dagli arti anteriori.
Detto questo, è bene ricordare che la seguita delle tracce non è cosa da tutti. A parte una formazione sul campo lunga e paziente, è necessario entrare nella psicologia dell’animale, ma soprattutto è fondamentale conoscerne le abitudini. Basti pensare che la stessa lepre compie a più riprese delle vere e proprie azioni di depistaggio facendo ritorno sui propri passi o magari variando d’improvviso il proprio percorso, saltando su superfici sulle quali è impossibile lasciare tracce: un tronco ad esempio.
Altro selvatico particolarmente intelligente è lo scoiattolo. Sorprenderà sapere che per non rivelare la posizione della propria tana sull’albero di norma, prima di saltare a terra percorre lunghi tratti sui rami, saltando di pianta in pianta.