Caccia e Cacciatori. La storia. Mirco Lodi racconta la trasformazione dell’attività venatoria. La Caccia negli anni si è trasformata molto: regole più restrittive, controlli più serrati soprattutto per le armi, obblighi ambientalistici sempre più impellenti e soprattutto una maggiore collaborazione tra chi la pratica e chi mette a disposizione i terreni su cui si svolge, rispettivamente cacciatore e agricoltore.
Queste due figure si trovano oggi a giocare un ruolo di prima fascia nel controllo delle specie faunistiche e anche del territorio tanto che l’esperto cacciatore Mirco Lodi arriva a dire che “nessuno è più ambientalista di chi va a caccia”.
Lui batte i terreni della provincia da quasi 40 anni. All’età di 16 anni il padre lo portava a caccia con sé e ha vissuto in prima persona il cambiamento radicale che ha investito il mondo dell’attività venatoria. “La caccia è cambiata tantissimo negli ultimi 30 anni”, racconta Lodi.
“Adesso il cacciatore è soprattutto un gestore del territorio – spiega Lodi – perché per esempio è in prima linea nella prevenzione dei danni al mondo dell’agricoltura. La collaborazione con il mondo agricolo è molto serrata sia per il controllo delle specie invasive, come sono per esempio i corvidi che in grande quantità distruggono letteralmente i frutteti, sia come attività di risarcimento danni causati da tutti quegli animali che possono essere cacciati”.
Un cambiamento che è avvenuto gradualmente perché “pian piano si è iniziato a capire che la caccia non ha più la funzione che aveva una volta. L’emblema di questo cambiamento è il fatto che in un anno è possibile andare a caccia cinque mesi. In realtà il cacciatore, con tutte le altre attività che svolge per la gestione del territorio e della fauna selvatica lavora effettivamente un anno intero. Catture programmate e redistribuzione di alcune specie animali oggi fanno parte del mondo dell’attività venatoria”.
“Una volta – dice Lodi – si andava a caccia per il “pezzo” (per la carne dell’animale cacciato, ndr). Questo oggi non esiste praticamente più. A questo si unisce il fatto che contemporaneamente è cambiato il mondo agricolo ma anche tutto il sistema che ruota attorno alla caccia. In pratica c’è stato un cambiamento radicale”.
“Insomma – spiega Lodi – oggi il cacciatore ha bisogno dell’agricoltore perché chiaramente a caccia si va in campagna e viceversa l’agricoltore ha bisogno di noi perché salvaguardiamo il suo lavoro”. Oggi un ruolo molto importante lo rivestono i cani: “Effettuiamo molte gare nei territori – racconta Lodi – per addestrali e assieme a questo quello che ricaviamo molte volte lo devolviamo in beneficenza”.
( 19 ottobre 2015 )
Fonte: LaNuovaFerrara