Caccia e Cacciatori: Che siano virali o parassitarie le malattie cui sono soggetti gli animali da caccia spesso rischiano di rendere inutile la fatica dell’attività venatoria. Ecco perché al buon cacciatore è richiesto di conoscere sintomi ed effetti delle malattie che possono colpire ungulati e volatili.
Diventare cacciatore d’esperienza è cosa lenta e difficoltosa che non richiede esclusivamente grande abilità nell’arte venatoria, astuzia e pazienza. Il buon cacciatore infatti deve conoscere con precisione l’ambiente all’interno del quale si terrà la battuta, ma soprattutto l’animale cui verrà data la caccia. Conoscerne le malattie cui è soggetto, intuirne a priori lo stato di salute è cosa davvero importante, dato che catturare un selvatico malato, colpito da malessere virale o parassitario spesso si traduce in fatica inutile.
Tanto più che la sfida sarà probabilmente impari e dunque poco stimolante e corretta, viste le ridotte capacità dell’animale. E’ per questo che il cacciatore deve avere per lo meno un’infarinatura dei mali cui sono soggetti gli animali ai quali dà la caccia. Facilmente riscontrabili ad occhio nudo sono le malattie virali, mentre quelle parassitarie di rado lasciano intuire, a prima vista, la propria presenza.
Ovviamente non è richiesto al cacciatore d’essere un veterinario, eppure esistono dei campanelli d’allarme che possono mettere in guardia dalla cattura di animali malati. In linea ampia e generale un selvatico malato lo si può riconoscere:
da anomalie più o meno vistose nella muta (pelo arruffato, mancante);
da ossatura particolarmente sporgente;
da comportamenti anomali;
da eventuale tosse;
da movimenti che risultino impacciati ed insoliti;
dall’occhio opaco e dallo sguardo assente;
dalle orecchie che pendono in maniera innaturale;
dalla insolita solitudine.
Ovviamente di tratta di sintomi cui il cacciatore deve prestare particolare attenzione. Inutile cacciare un animale malato, dato che la cattura potrebbe rivelarsi pericolosa per il cane da caccia ed il consumo della carne dannoso per la salute del cacciatore.
A causare malattie nel selvatico possono essere molteplici agenti patogeni, quali ad esempio virus, batteri, parassiti o funghi. Fra le malattie virali cui è bene stare alla larga ricordiamo la rabbia che colpisce in maniera indistinta sia mammiferi che uccelli. Si tratta di un virus che per il contagio si serve principalmente della volpe, che attraverso il suo morso può trasmettere l’infezione. Il virus è infatti ben custodito nella saliva dell’animale. La malattia, il cui decorso naturale si conclude con la morte del selvatico, può manifestarsi dopo giorni dal morso o addirittura dopo anni. Incontrare un animale malato di rabbia può essere davvero pericoloso dato che il selvatico diventa particolarmente irrequieto, si fa più aggressivo di quanto non sarebbe normalmente e perde il timore dell’uomo e delle altre specie.
Altra malattia virale è la papillomatosi che di norma colpisce camosci e stambecchi. La stagione è quella autunnale – invernale e il virus riesce a penetrare l’animale direttamente dalle ferite o dalle mucose. Produce la proliferazione di verruche specialmente intorno alla bocca, per questo il cacciatore potrà facilmente riconoscere l’animale malato. E’ in ogni caso raro che la malattia si dimostri letale.
Chiudiamo il discorso delle malattie virali parlando della cheratocongiuntivite che colpisce principalmente i camosci. In questo caso l’animale presenterà gli occhi particolarmente infiammati con abbondante produzione di lacrime e pus. Il cacciatore potrà riconoscere l’animale malato anche a grandi distanze.
Diverso il discorso da farsi per le malattie parassitarie che per la maggior parte possono essere riscontrate solo sull’animale morto. Di rado queste hanno effetto letale sul selvatico e più spesso sono legate a una specie piuttosto che ad un’altra.
Parliamo ad esempio delle tenie che vivono nell’intestino ospite assumendone il nutrimento. Si riproducono con una velocità sorprendente e vengono espulsi esclusivamente tramite gli escrementi. Si dimostrano particolarmente pericolose anche le larve che attraverso il circolo sanguigno s’incistano in punti preferenziali che ospiteranno le future tenie. Questi parassiti possono essere ospitati indistintamente da animali carnivori ed erbivori e possono essere lunghe dai pochi millimetri fino al raggiungimento di dimensioni ben più importanti. L’infezione pur indebolendo l’animale difficilmente lo porta alla morte. Più pericoloso il caso del capostorno, che vede i cisticerchi insediati nel cervello dell’animale (più spesso di pecore ed ungulati) dall’esito letale.
I cisticerchi possono essere passati inavvertitamente ai cani da caccia nel momento in cui il selvatico si sventra, quindi il consiglio è di prestare particolare attenzione. La cottura è comunque letale per i cisticerchi.
Altri parassiti particolarmente fastidiosi sono gli strongili polmonari che abitano bronchi e trachea dell’animale. Le larve vengono spinte in altro dai colpi di tosse e ingerite dall’animale che con le feci li espelle in parte. Queste avranno la capacità di perforare la parete intestinale e fare ritorno ai polmoni. I selvatici colpiti da questi parassiti di norma tossiscono in maniera consistente, con tose secca e breve.
La rogna è invece malattia meglio conosciuta, provocata da acari in tutto simili a pidocchi. Ne vanno soggetti soprattutto il camoscio, la volpe e molti altri selvatici da pelo. Vengono trasmessi dal contatto corporeo diretto e penetrano direttamente nell’epidermide del selvatico ospite. A rendere davvero fastidiosa per l’animale questa malattia parassitaria è la velocità con la quale gli acari maturi si riproducono. Infiammazioni, pruriti e croste purulente sono all’ordine del giorno per il selvatico colpito da rogna che in alcuni casi può avere esito mortale.
Infine ricordiamo i nematodi, parassiti che abitano l’intestino e lo stomaco degli animali selvatici di frequente. E’ da questa posizione che succhiano il sangue dell’animale provocando infiammazioni sanguinolente. Le uova espulse con le feci producono larve che verranno ingerite da altri selvatici in un circolo vizioso.