Caccia e Cacciatori: dopo ben settanta licenze di caccia Bruno ha “forse” deciso di deporre definitivamente il fucile.
Sulle pagine del Messaggero Veneto si legge la storia di Bruno, un cacciatore di 89 anni che racconta la sua passione per la caccia che non morirà mai ma che, dopo settanta licenze di caccia, sarà costretto a deporre. Era il 1934 quando Bruno, per la prima volta, sparò con un fuciletto prima nel cortile di casa e poi ai passeri che volavano nel cielo della campagna di Pagnacco. Aveva otto anni, ma era abbastanza grande per capire che la caccia sarebbe stata la grande passione di una vita. Ancora oggi Bruno, ex ferroviere in pensione, non sa ancora se godersi la prossima stagione venatoria o deporre definitivamente il fucile. “La caccia per me è una grande passione e una ragione di vita – racconta l’anziano cacciatore – ma negli ultimi anni non sono più in grado di muovermi come prima e nelle uscite mi faccio accompagnare da mio nipote Giuseppe, che mi aiuta nelle discese e nelle salite più faticose”.
Una lunga “carriera”, quella di Bruno, cominciata nell’aprile del 1944 quando ottenne il suo primo libretto per andare a caccia. Al tempo, racconta Bruno, la caccia era libera, “ci si poteva spostare in varie località del Friuli, mentre dal 1965 vige l’obbligo di rimanere nelle riserve comunali”. Cinquant’anni fa poi la fauna era più ricca, “La sera, quando passeggiavo, incrociavo anche trenta lepri in mezzo alla campagna, ora se si è fortunati, se ne vede una in tutta la stagione”. Nel periodo di Natale Cesene e Sasselli si spostavano e per trovarli si percorrevano in bicicletta diversi chilometri con i richiami caricati sulla schiena. Bruno incarnierò la prima lepre nel 1943 e “non è mai stato – confessa – un abile “cecchino” al volo; mi difendevo bene con la fionda però, tanto che un giorno riuscii a colpire una Beccaccia”.
Dietro la passione per la caccia, si nasconde però, un grande amore per gli animali: la casa di Bruno è tappezzata da quadri, libri e immagini di volatili e cani; ci sono gatti, uccellini, e c’è Asia, un setter inglese di cinque anni dal manto bianco e arancio che lo accompagna durante le battute, “È brava, ma io sono vecchio, non riesco più a trasmetterle l’entusiasmo necessario”. Il primo amore sono stati i pennuti. Il suo vero amore sono stati però i cani. “Ne ho avuti di diverse razze da caccia – osserva -, dal segugio italiano a pelo raso ai cani da ferma, e a parte due pointer e un setter irlandese, tutti gli altri sono stati setter inglesi”, quasi tutte femmine.
“Sono più docili, ubbidienti e affettuose”, Bruno ha allevato otto cucciolate, ha insegnato ai suoi cani e anche a quelli dei suoi amici il riporto a comando. Infine conclude, “la soddisfazione più grande è vedere tornare a casa il cane con il fagiano in bocca, non tanto per il trofeo di caccia, piuttosto per il suo buon lavoro”. La cosa più buffa è che nessuno a casa di Bruno mangia la selvaggina.
( 2 febbraio 2015 )
Fonte: IlMessaggeroVeneto – Udine