Caccia e animalisti in Europa, alle elezioni i sostenitori dei partiti animalisti non hanno molto successo.
Nel Regno Unito ci sarebbero ben due partiti dichiaratamente animalisti: il “Animal Welfare Party”, fondato nel 2006, che avrebbe partecipato a tre competizioni elettorali, totalizzando nel 2008 l’1,12%, nel 2009 lo 0,8%, nel 2010 lo 0,3%, e il “Animal Protection Party, APP”, fondato nel 2008, che si sarebbe candidato nel 2010 in quattro circoscrizioni, totalizzando in una lo 0,2% e lo 0,3% nelle altre tre. Anche in Italia ci sarebbero, sempre stando a internet, due partiti dichiaratamente animalisti: il “Partito Animalista Europeo, PAE”, fondato nel 2006, e il “Partito Animalista Italiano”. Si legge che nel 2012 il Segretario del PAE si sarebbe candidato con “Futuro e Liberta’” ed avrebbe raccolto nella sua citta’ ben 214 voti (chissà se tra questi c’erano anche quelli di mamma e papà!…). Evidentemente i sostenitori dei “diritti” degli animali non sono così tanti come vorrebbero far credere!
Forse una ricerca più approfondita potrebbe evidenziare l’esistenza di qualche altro micro partito, in qualcuno dei 28 Paesi dell’Unione Europea, ma ciò che è certo ed evidente è che, ovunque, un partito o posizioni esplicitamente animaliste non raccolgono consensi. Anzi, probabilmente li fanno perdere: i Verdi tedeschi, che qualche anno fa con posizioni ambientaliste e filo venatorie, quindi certo non animaliste, avevano raggiunto l’impensabile traguardo elettorale del 27%, sono crollati all’8% quando hanno proposto di imporre per legge un giorno di dieta vegana a scuole e uffici pubblici.
Il che suggerisce, non solo che la gente abbia ben altre priorità quando va a votare, ma anche che sia in gran parte consapevole dell’assurdità e della pericolosità dell’ideologia animalista (Gli animali non sono agenti morali come l’Uomo, cioè in grado da soli di formulare, articolare e difendere una concezione dei propri interessi. Gioco forza che persone che si auto assegnino il mandato di farlo al posto loro non potranno che agire a danno di altre persone. Non è un caso che la retorica pro “diritti” degli animali spesso si “arricchisca” di stereotipi razzisti contro diverse categorie di persone che vengono ritenute antagoniste al loro disegno).
Le grosse associazioni animaliste dai bilanci milionari ben sanno queste cose, ed hanno sempre evitato di darsi una precisa collocazione politica proprio per evitare che si palesasse il loro reale, esiguo, “peso” elettorale, fatto che distruggerebbe inevitabilmente la loro capacità d’azione di lobbying. Questi sono i fatti. Per il resto, ciascuno faccia le proprie considerazioni… FederFauna, dal canto suo, non appena saranno disponibili i nomi di tutti i candidati, come ha già fatto in passato, vedrà di dare indicazioni ai propri iscritti e simpatizzanti sul curriculum di ciascuno.
FederFauna
6 aprile 2014