Genere di caccia particolarmente analitica, richiede al cacciatore pazienza, spiccato spirito d’osservazione, un’etica ferrea e un’ottima conoscenza del territorio e della specie cui si da la caccia.
La caccia è sfida allo stato puro contro la natura, tanto più soddisfacente quanto più onesta. Esiste però una tipologia di caccia particolarmente analitica durante la quale il cacciatore professionista secondo criteri scientifici, stime e censimenti è chiamato ad operare una particolare scelta relativa alla tipologia e caratteristiche dei capi da abbattere. Parliamo oggi della caccia di selezione, del suo significato e dei suoi scopi.
Si tratta di una tecnica di caccia programmata, relativamente recente, che si basa principalmente su un piano d’abbattimento preordinato; il cacciatore prima di scegliere l’una o l’altra preda dovrà prendere in considerazione elementi particolari quali il sesso dell’animale, l’età, stazza, il ruolo nel gruppo e lo stato, attenendosi strettamente a quanto previsto dal piano d’abbattimento.
A generare fraintendimenti il più delle volte è il termine selezione, che spesso è inteso erroneamente come scelta fra più varianti che possiedono un medesimo valore. La filosofia della caccia di selezione non corrisponde esattamente nemmeno con la scelta degli animali migliori, più forti, meglio inseriti nel territorio, che risparmiati dal cacciatore, saranno utili per il potenziamento ed un miglioramento qualitativo e quantitativo dello stesso gruppo. Si tratta più semplicemente di un prelievo ponderato, che rispetti determinate caratteristiche e quantità prefissate.
La caccia di selezione si dimostra particolarmente efficace per la gestione degli ungulati selvatici.
Programmando questa selettiva attività venatoria si avrà la possibilità di gestire la popolazione di una determinata razza, evitando un ripopolamento eccessivo della zona (che causerebbe notevoli danni all’ambiente circostante, ai terreni coltivati e alle aziende agricole presenti in un determinato territorio tanto per citarne qualcuno) e garantendo il mantenimento della densità fissata in precedenza. Si tratta, per dirla con termini economici di prelevare esclusivamente la rendita annua, gli interessi, senza intaccare in alcun mondo il capitale. Una caccia di selezione oculata tutelerà la riproduzione e la fertilità della specie garantendo un trattamento privilegiato a femmine e cuccioli, futuro della specie.
Per diventare cacciatori di selezione, è necessario possedere una natura analitica, una calma innata, una spiccata capacità di scelta, una perfetta conoscenza del territorio e della specie cui si da la caccia e soprattutto una forte e ferrea etica che porterà il cacciatore a rispettare tutto quel bagaglio di regolamenti e norme non scritte che non guarderanno esclusivamente ai risultati, ma principalmente ai metodi di raggiungimento. Si rende fondamentale durante la caccia di selezione (come durante qualsiasi genere di caccia) il rispetto per l’animale abbattuto, la tutela nei confronti dell’ambiente che da ospitalità, ma soprattutto nei confronti degli altri, che essi siano cacciatori o meno.
Come accennato in precedenza si tratta di un genere di caccia che riguarda gli ungulati, rivolta principalmente a cinghiali, daini, cervi, mufloni, caprioli, camosci etc.
Saranno direttamente le Provincie, attente alle popolazioni di ungulati presenti nella zona a stilare un piano di abbattimento per la stessa tutela della specie e degli ambienti intorno ai quali l’ungulato si muove. Normalmente è previsto che gli animali abbattuti durante la caccia di selezione siano sottoposti ad un controllo veterinario e si è chiamati alla compilazione di una scheda di abbattimento. Il suo scopo è principalmente quello di aiutare la Provincia a conoscere i precisi dati del prelievo sul territorio.
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