Caccia di selezione: Elegante, altero, agile e fascinoso. Parliamo dello stambecco e della sua presenza sul territorio alpino, della protezione garantita alla specie e della necessaria caccia di selezione per abbattere il rischio di malattie e di epidemie.
Quella dello stambecco è una storia antica, antichissima. Fin da tempo immemorabile animale particolarmente ambito, la sua scomparsa dalla regione alpina avvenne già dal sedicesimo – diciottesimo secolo. La motivazione principale fu sicuramente quella del prelievo eccessivo e incondizionato.
Cacciare lo stambecco d’altronde si dimostrava cosa davvero semplice dato che abituato a vivere su terreni aperti, si dimostrava facilmente individuabile dai cacciatori sempre più esperti e sagaci.
Inoltre non solo la carne veniva utilizzata per un comune consumo, ma molte delle sue parti venivano impiegate nella cura di diversi mali.
Dunque un animale utile da molteplici punti di vista, che riuscì a sopravvivere, in gruppi isolati e sporadici, esclusivamente nelle impervie regioni del Gran Paradiso, meravigliosa riserva di caccia dei regnanti italiani che fin dal 1821, visto la drastica situazione vissuta dallo stambecco, imposero una forte protezione all’animale.
Nelle Alpi svizzere invece la reintroduzione dello stambecco, scomparso per le medesime motivazioni, risale al 1906, anno nel quale furono illegalmente importati 100 stambecchi d’Italia, contrabbandati dal Parco del Gran Paradiso e trasportati nel parco naturale di Pietro e Paolo ed in seguito all’Harder in località Interlaken. Questi 100 stambecchi furono i genitori delle nuove popolazioni a tutt’oggi presenti nelle Alpi Svizzere.
Ad oggi, grazie soprattutto ad una politica di protezione attenta ed intelligente, lo stambecco sta lentamente ripopolando la zona alpina prediligendo come habitat le altezze fra i 1600 ed i 3200 metri di altitudine. Immancabili sono i versanti ripidi, rocciosi e ben articolati. Insomma andar alla scoperta di questo elegante ed altero animale non solo accenderà lo spirito d’avventura, ma consentirà al cacciatore di ammirare la meraviglia dei luoghi e la suggestione del paesaggio alpino.
Solo durante la primavera lo stambecco abbandona le alture innevate e vive in zone a bassa quota, caratterizzate da dolci pendii erbosi che lo accolgono per l’intera stagione.
Impossibile non riconoscere uno stambecco: a caratterizzarlo principalmente è il suo corpo massiccio sorretto da arti corti e forti. La differenza di stazza fra maschio e femmina è notevole, e per distinguere l’uno dall’altra si potrà osservare anche la conformazione delle corna. Basti pensare che se il maschio riesce a raggiungere anche i 100 kg di peso, la femmina difficilmente supera i 50 kg.
Entrambi comunque possiedono un fitto e irto pelo, ideale per sopportare le rigide temperature invernali, e quel colore chiaro che tanto li caratterizza è un dono della natura per rendere l’animale simbiotico con le rocce che lo circondano.
Esattamente come accade con il cervo, anche per lo stambecco l’analisi delle corna ci potrà dire qualcosa di più sulla sua età. Sono gli anelli, nel maschio ben visibili, a consentirne la definizione più o meno precisa dell’età. Anche i nodi frontali, danno indicazione sulla maturità dello stambecco: si pensi che se ne forma uno ogni anno circa. Le corna possono raggiungere i 90 cm e un peso di 5 kg. Proporzionate alla stazza, e dunque molto più piccole sono invece le corna della femmina, che non superano i 30 cm.
Quel che il cacciatore deve tenere particolarmente a mente durante la caccia allo stambecco, è a parte la sua capacità mimetica davvero spiccata, anche la sua agilità: è dotato infatti di zoccoli larghi e articolarti in maniera indipendente. Questo rende l’animale particolarmente adatto agli spostamenti su pareti rocciose scoscese e in zone di difficile accesso. Possiede inoltre una vista e soprattutto un odorato davvero molto sviluppate, eppure si lasciano avvicinare anche a brevissima distanza. Solamente nelle regioni in cui è consentita l’attività venatoria, l’animale si dimostra a ragione particolarmente difficile da avvicinare.
Il cacciatore inoltre dovrà ben conoscere le abitudini comportamentali dell’ungulato che durante l’estate si dimostra particolarmente attivo fin dalla mattina, mentre in inverno l’attività dell’animale comincia più tardi e si conclude nel tardissimo pomeriggio. I ripari ideali sono fra le rocce, in luoghi praticamente impossibili da trovare e raggiungere.
La drastica protezione di cui sono stati oggetto ha consentito alle popolazioni degli stambecchi di rimpinguarsi notevolmente durante il secolo scorso, tanto che solo in Svizzera negli anni novanta del novecento si sono superate le 14000 unità. Ecco perché in diverse località alpine la caccia selettiva allo stambecco, con ovvie limitazioni è stata reintrodotta.
Nel Canton Grigioni si parla di caccia selettiva fin dal 1977, nel Canton Berna fin dal 1980. Nel Ticino la caccia selettiva allo stambecco è stata riaperta dal 1995.
A rendere necessaria la riapertura della caccia di selezione allo stambecco è stato principalmente l’incremento esponenziale della specie, degli animali vecchi, malandati e malati che necessitavano d’essere selezionati. E’ stato questo a rendere per lo meno auspicabile in alcune località il prelievo venatori controllato ed intelligente, per la protezione della stessa specie da malattie e indebolimenti inesorabili.
Località nelle quali la presenza dello stambecco aumenta esponenzialmente di anno in anno sono soprattutto la Val Verzasca e la Valmaggia in Bavona dove di recente è stata consentita la caccia di selezione dell’ungulato.
Tutto questo allo scopo di stabilizzare il numero di capi che compongono le colonie, e con il fine ultimo di limitare i rischi di malattie e di epidemie quali la rogna sarcoptica che è stata capace di decimare la popolazione di stambecchi nel Trentino.
Inoltre è bene sottolineare che le zone nelle quali la caccia di selezione allo stambecco sono consentite sono località marginali, particolarmente distanti dagli itinerari più battuti dagli escursionisti.
Insomma ad oggi la caccia allo stambecco si dimostra altamente regolamentata, di selezione e volta in special modo a rinforzare la presenza dello stambecco sul territorio alpino italiano e non. Da ricordare inoltre che la specie è regolarmente cacciata in Svizzera, in Austria, ed in Slovenia.