Caccia: dal Veneto tracciata la strada per una rinascita della caccia, dal tavolo di lavoro di Legnaro, stimoli e prospettive per un rinnovato impegno delle associazionismo venatorio e di tutti i praticanti.
Partendo dal tema della biodiversità nelle sue diverse sfaccettature e implicazioni, si è snodata una sessione di lavoro intensa e partecipata, dove mondo scientifico, istituzionale, agricolo e venatorio hanno evidenziato un quadro che ha posto in tutta evidenza quale risorsa, piccola ma insostituibile, sia la caccia per costruire e mantenere un ambiente sano ed equilibrato, capace di essere anche volano economico, opportunità di lavoro e offrire una miglior qualità della vita per tutti i cittadini.
Moderati dal presidente di Arcicaccia Veneto Giuliano Ezzelini Storti, si sono susseguiti una serie di interventi di grande spessore, che si sono sviluppati lungo un percorso che ha preso le mosse da una lucida analisi del quadro normativo attuale e da questo all’ipotetico nuovo assetto che nascerà dalla modifica dell’organizzazione delle Province (Avv. Franco Livera), per proseguire con la situazione delle Province di Trento e Bolzano che vede già da tempo le deleghe gestionali faunistico ambientali del territorio affidate all’Associazione Cacciatori Alto Adige, e all’Associazione Cacciatori Trentini (Heinrich Aukenthaler e Umberto Zamboni, direttori delle due associazioni); le conseguenze di una mancata gestione di un territorio, in particolare quello della Foresta del Cansiglio (Michele Bottazzo di Veneto Agricoltura) e passando per i danni arrecati dallo squilibrio di fauna selvatica all’impresa agricola (Stefano Masini, responsabile area ambiente e territorio di Coldiretti) e da un esempio di come questo problema viene affrontato da parte delle pubblica amministrazione dell’Emilia Romagna (Maria Luisa Bargossi, Responsabile servizio territorio rurale della Regione), è giunto a delineare il ruolo centrale per il mantenimento di un elevato livello di biodiversità – di cui il nostro Paese è ai primissimi se non al primo posto in Europa -, di un corretto esercizio della caccia e dell’impiego di personale adeguatamente formato proveniente dalle file dei cacciatori per le operazioni di controllo e contenimento, che sono cosa ben diversa dalla caccia, illustrato dal professor Baldaccini dell’Università di Pisa e da Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi.
Al termine degli interventi tecnici si è aperta la fase di quelli politici. Unanime il riconoscimento dell’importanza di una caccia ben regolata e scientificamente supportata e di cacciatori pienamente consapevoli del proprio ruolo all’interno delle dinamiche ambientali. Il senatore Andrea Marcucci ha dichiarato di seguire con interesse “l’evolversi della situazione in merito al rapporto, e alle molteplici problematiche che pone, fra gestione delle risorse faunistiche, tutela delle specie e attività agricole. Tanti soggetti rappresentanti e portatori di interessi diversi, in alcuni casi contrastanti, ma che comunque tutti devono essere ricondotti alla tutela di quel bene comune che è la valorizzazione delle risorse faunistiche”.
“La caccia è uno dei modi di tenere vivo e tutelare il nostro territorio e le nostre peculiarità paesaggistiche e agricole, con ricadute in comparti fondamentali per la nostra economia – ha affermato l’onorevole Alessandra Moretti -. Non è per raccogliere facili consensi, ma perché corrisponde al vero, che vi porto un messaggio di grande disponibilità perché vi garantisco che a tutti i livelli istituzionali ci sono persone disposte ad ascoltare”.
Un segno tangibile di attenzione è giunto anche dall’Europa attraverso la presenza dell’europarlamentare Giancarlo Scottà, membro in Parlamento europeo dell’Intergruppo Caccia. “Caccia e conservazione – ha esordito Scottà – sono due termini che secondo la maggior parte delle persone non potrebbero coesistere, ma che in realtà sono la chiave di lettura per una corretta gestione della fauna selvatica. La caccia compatibile è ormai entrata nel lessico comune della programmazione gestionale europea e le politiche in materia di biodiversità andrebbero integrate nelle politiche settoriali di ogni Stato membro. Senza le migliaia di cacciatori che ogni anno praticano la loro attività venatoria nel pieno rispetto della normativa vigente – ha sottolineato l’eurodeputato – migliaia e migliaia di ettari di campagne e boschi non riceverebbero quelle cure che ogni cacciatore appassionato è solito fare”.
All’unità del mondo venatorio ha plaudito l’assessore alla caccia del Veneto Daniele Stival. “Il fatto che tre associazioni si siano unite per trattare argomenti di questa portata rappresenta per me già un successo e un segno di maturità del mondo venatorio”, ha affermato. E al mondo venatorio si è rivolto per chiedere sempre maggiore e qualificato apporto di quei dati scientifici che, solo, è in grado di fornire in modo ampio, articolato e diffuso. Frenare il consumo del suolo e riallacciare i rapporti con gli imprenditori agricoli e sviluppare ulteriormente riqualificandola la presenza dei cacciatori sul territorio, sono state le indicazioni che il presidente Anuu Marco Castellani e Arci Caccia Osvaldo Veneziano hanno evidenziato nei loro brevi interventi. Il presidente Veneziano nello specifico ha sottolineato l’importanza della gestione sociale che ha dato positivi risultati in alcune regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana e altre, e su cui occorre riflettere per valorizzare in prospettiva il rapporto in particolare fra imprenditori agricoli e cacciatori per qualificare la delega loro affidata alla gestione dagli Atc.
Al presidente di Federcaccia Gian Luca Dall’Olio le conclusioni. “Oggi si è aperto un confronto serio e articolato che è nostra intenzione far proseguire – ha affermato -. Abbiamo messo in evidenza che al nostro interno ci sono esperienze, conoscenze e competenze utili, che costituiscono un patrimonio importante, da diffondere, comunicare e mettere al servizio della società tutta. Ma per farlo in modo adeguato dobbiamo usare una voce sola. Solo unendo il mondo venatorio, andando oltre le tre Associazioni che hanno organizzato questo tavolo di lavoro, possiamo recuperare la nostra capacità di essere ascoltati. Tanto più saremo uniti tanto più forza avrà la nostra voce.
Ma dobbiamo anche trovare e rivestire nuove e più alte professionalità e farci carico di responsabilità e interessi che vanno oltre quello pur legittimo del prelievo. Dobbiamo con l’unità far scaturire una nuova rinascita della nostra identità e dell’immagine della caccia innalzando anche la nostra capacità di confronto. Così potremo aspirare a far sì che quella sussidiarietà che oggi viene riconosciuta ai cacciatori e all’organizzazione unitaria che li rappresenta nei diversi Paesi d’Europa e che vediamo ben rappresentata in Italia nelle Province di Trento e Bolzano, diventi patrimonio comune e ricchezza non solo per chi la pratica, ma per tutta la società. E così far crescere il valore dell’ambiente e la sua fruizione da parte di tutti i cittadini, innalzando la qualità generale della vita e l’economia del nostro Paese anche per chi sul territorio investe e trae il suo sostentamento”.
Un messaggio chiaro è stato lanciato e una via è tracciata dunque, e Federcaccia, ANUUMigratoristi e Arci Caccia intendono percorrerla, con l’auspicio che altri compagni di viaggio si uniscano al più presto su questo percorso, per dare un nuovo futuro e un nuovo volto alla caccia e ai cacciatori del nostro Paese.
Federazione Italiana della Caccia – ANUUMigratoristi – Arci Caccia
( 2 dicembre 2013 )