Caccia al cinghiale. Da diverse settimane le orme di un grosso verro eccitavano gli animi della squadra Terzo Mondo di Capalbio, ma la caccia al furbo solengo restava infruttuosa. Un fragoroso abbaio a fermo a battuta ormai terminata sembra riaccendere le speranze: sarà proprio lui?
Testo e foto di Vincenzo Frascino
Erano le 6:30 del mattino e percorrevo nuovamente la via Aurelia in direzione di Capalbio. Mi aspettava un’ennesima emozionante braccata con quella che è diventata la mia nuova squadra di caccia al cinghiale. Purtroppo per motivi logistici ho dovuto abbandonare gli amici umbri della Valnerina ma l’adozione da parte degli amici toscani ha mitigato il distacco. Al confine della maremma toscana e quella laziale, a Pescia Fiorentina, frazione del comune di Capalbio, milita la grande squadra chiamata Terzo Mondo. Questo singolare nome deriva dal fatto che Pescia Fiorentina era considerata, rispetto alle altre località di Capalbio, la più desolata e arretrata. Quando questa squadra si è costituita ha scelto proprio l’appellativo ironicamente dispregiativo, attribuito a Pescia Fiorentina, che nel frattempo, da “Terzo Mondo” che era, si è trasformata in un zona esclusiva e chic. La squadra è composta da circa cinquanta iscritti, ma in battuta non si è quasi mai più di 35. Quasi tutti i componenti hanno un soprannome “evocativo” che sostituisce talvolta il nome di battesimo ed è impresso sul retro dei rispettivi gilet ad alta visibilità. La squadra caccia nel limitato territorio libero che si trova tra le dolci colline di Capalbio.
Il mercoledì è il giorno in cui la Terzo Mondo ha la possibilità di cacciare nell’AFV “Càpita” caratterizzata da un territorio vocato al capriolo ma decisamente anche al cinghiale. Le braccate si ripetono tutte con lo stesso copione ma allo stesso tempo ognuna si rivela unica e speciale. Non è facile spiegare fino in fondo cosa rende la squadra Terzo Mondo tanto speciale e a me cara: il clima che si respira, l’unità e il rispetto che si avverte tra i componenti, la competenza mista alla tradizione rendono questa squadra veramente unica.
Ma torniamo a quel mercoledì di metà dicembre. Erano diverse settimane che le orme di un grosso verro segnavano il territorio di Pescia Fiorentina. La sua presenza aveva eccitato gli animi della Terzo Mondo, ma il grosso e furbo solengo sembrava svanisse durante il giorno. Anche in quell’ennesima giornata, nonostante ci fossero tante sue orme, dell’ ormai famoso cinghiale nessuna “traccia”. Infatti a fine battuta una scrofa e due porcastri rappresentavano il bottino della giornata. “Perché non giriamo le poste e non diamo un’occhiata al fazzoletto di macchia alle nostre spalle?”- con queste parole Alberto riaccende la speranza dei presenti.
Alla nuova sciolta dei cani segue un breve ma intenso abbaio a fermo. “Attentiiii!! E’ grossoooo! L’ho sentito rompereeee!!”, urla Alessio via radio, richiamando l’attenzione di tutte le poste. I maremmani in testa, seguiti dagli ausiliari d’oltralpe, segnalano l’avvicinarsi del cinghiale alle poste. “Bam, Bam”- due colpi ravvicinati sparati da Giuliano, appostato lungo il fosso, tengono tutti col fiato sospeso. Niente da fare, le palle non sono andate a segno e la canizza prosegue fuori battuta. A quel punto, Alberto e Paolo salgono sul fuoristrada per tentare l’impossibile. Le voci via radio sembrano accelerare il fuoristrada che li conduce lungo la cessa dove si spera intercettare la traiettoria dell’animale. Indovinare il trottoio prescelto non è facile ma un pizzico di fortuna, unito alla grande esperienza, premia colui il quale ci ha creduto fino alla fine.
Due palle calibro 12 sputate dal semiautomatico di Alberto pongono fine alla corsa del grosso verro. “Viva Mariaaaa!! E’ proprio Luiiii!!” strilla Alberto via radio. Onore al grosso e astuto verro battezzato come “Il Re di Monte Bellino”. L’avrebbe fatta franca ancora una volta se non si fosse deciso di sondare un angolo di macchia alle spalle del territorio di battuta.