Oltre a quello famoso di Vasco Rossi, dove si va “a bere del whisky come le star” c’è un altro Roxy Bar, meno esclusivo e meno famoso, ma a mio parere molto meglio frequentato: quello di Ponticino, una piccola frazione di Laterina, in provincia di Arezzo. Qui si ritrovano all’alba i Butteri, i componenti della squadra di caccia al cinghiale più famosa della zona. E qui, in una calda mattina d’inizio Novembre, ritroviamo con piacere gli amici cacciatori, che tante volte ci hanno ospitato in questi anni, e con i quali ho voluto inaugurare la mia personale stagione di caccia, insieme a Vincenzo.
Dopo un caffè di rito e l’usuale “in bocca al lupo” del barista, ci dirigiamo alla casa di caccia (che chiamare casa di caccia è ben riduttivo! … cucina, macelleria, canile a cinque stelle… etc). L’atmosfera oggi è ben diversa da quella delle grandi occasioni, quando i fuoristrada e le giacche arancioni riempiono ogni centimetro quadrato del bel patio della casa di caccia.
Oggi, complici la raccolta delle olive e qualche defezione a causa della caccia alla lepre, di cacciatori ce ne sono davvero pochi: una ventina di poste, solo tre canai (Gabriele, Beppe e Fabrizio). Per una squadra “normale” un assetto del genere sarebbe uno standard, ma per i Butteri vuol dire cacciare a ranghi ridotti. “Oggi facciamo la battuta delle Balze” proclama Gabriele, presidente, canaio e figura carismatica dei Butteri, “è una battuta grande, cercheremo di coprirla pur essendo in pochi… per noi canai sarà ben dura, ma la tracciatura di stamattina fa ben sperare! In bocca al lupo a tutti!”. L’entusiasmo che Gabriele ha seminato nell’auditorio inizia a serpeggiare vistosamente: tutti si preparano, indossano gli indumenti ad alta visibilità, annodano le stringhe agli scarponi, vestono ghette, allacciano cartucciere…non c’è che dire: l’emozione della caccia al cinghiale e lo spirito di squadra sono veramente contagiosi, e si propagano come un’onda appena il sasso dell’entusiasmo viene lanciato dal caposquadra.
A me l’onore di pescare per prima il numero della posta: otto. Ma per adesso è un numero, che non saprei a cosa associare. Per ora non posso che sperare nella buona sorte. Le auto le lasciamo a mezza costa su una collina panoramica, e cominciamo a risalire la strada sterrata. Mauro tende le poste e sul suo viso è palese il disappunto nel dover “saltare” diversi passetti battuti in modo da coprire la zona con le poche persone a disposizione. Vincenzo si ferma prima di me. “Cerca di coprire anche il trottoio alla tua destra!” gli suggerisce Mauro, ben sapendo che con qualche fucile in più sarebbe meglio, ma oggi va così. “Bella la tua posta!” commento con un pizzico d’invidia a Vincenzo. “Hai dei trottoi belli battuti!”. “Vedrai che la tua non sarà da meno!” mi dice lui sorridendo, e ci salutiamo, ognuno sperando che l’altro si diverta. “La posta numero otto è questa, Pina, fermati qui. Devi coprire da quel corbezzolo alla tua sinistra fino al gradone laggiù a destra” mi dice Mauro. Mi guardo intorno, scelgo una posizione un po’ rialzata e più panoramica che mi permette di ampliare la mia visuale, sistemo lo zaino e carico la carabina. Com’è piacevole dopo tanti mesi compiere questi gesti! La Bar è leggera e maneggevole, provo a imbracciare, mi sento a mio agio, sono contenta di ricominciare! Davanti a me il Valdarno è un lago di panna, coperto completamente da una nebbia fitta e quasi solida che ne cela le forme e i colori. Solo qualche audace cipresso sbuca da sotto la coltre. Col passare dei minuti la valle si scopre, come una donna pudica davanti al suo amato…Mentre mi perdo in questi poetici pensieri, la posta alla mia destra si avvicina e mi dice “Occhio eh! Se senti per radio “Posta Reale”, stai attenta, che è questa qui!”. Wow! Non so il motivo di questo nome, ma posso immaginarmelo: sono stata proprio fortunata! Oggi sento che potrebbe andar bene sul serio! SEGUE