Caccia al Cinghiale: La Cacciarella, non solo la caccia, ma anche un momento conviviale radicato nella tradizione maremmana. Cosa vuol dire organizzare una Cacciarella, ci sono innumerevoli fattori che possono contribuire al risultato finale.
di Saverio Patrizi
La logica consiste nell’accerchiare un determinato bosco, dove si presume siano i cinghiali, posizionare su un lato le poste e sciogliere i cani dalla parte opposta al fine di spingere i selvatici in direzione dei fucili. Spiegato così sembra un gioco da ragazzi, ma purtroppo o per fortuna, la realtà è ben diversa dalla teoria, per prima cosa come facciamo a sapere se in quel determinato appezzamento si trovano i cinghiali? Qui entra in scena la figura dell’Assestatore, si tratta di un esperto che facendo il giro del perimetro verifica e cerca di “contare”, leggendo il linguaggio delle tracce, quanti animali sono entrati e quanti sono usciti, se sappiamo che è una zona ricca di lestre, così si chiamano in gergo maremmano i giacigli dei selvatici, da questa conta e con l’esperienza precedentemente acquisita, sarà possibile determinare se è o meno il caso di scegliere la zona per la giornata di caccia. Al contrario se è un posto di transito, ove i cinghiali si fermano sporadicamente, il compito dell’Assestatore sarà molto più arduo e risulterà fondamentale determinare se sono più fresche le orme a entrare o quelle a uscire, la spia può essere una foglia caduta nella impronta, una piccola ragnatela i bordi più o meno marcati, tutti segnali che il bravo tracciatore sa leggere in maniera infallibile.
Assodato che la zona prescelta è valida, entra in gioco il Capocaccia, questi dovrà decidere come prendere la battuta, valutare la conformazione geografica, il vento le presunte rimesse degli animali. Possiamo trovarci di fronte a boschi di pianura, dove sarà più facile chiudere la cacciata, basterà posizionare le poste sotto vento e sciogliere i cani sopra vento, invece se, come nella maggior parte dei casi, ci troviamo in zone montane o collinose, bisognerà assecondare il territorio, spesso i cinghiali avranno dei passi obbligati o consueti, che assolutamente andranno coperti con uno o più cacciatori, inoltre le poste andranno messe dove la conformazione del territorio lo permette, considerando sempre la sicurezza.
Sempre il Capocaccia avrà il compito di dirigere la Cacciarella, cioè coordinare tutti i movimenti dei bracchieri, così si chiamano i battitori, e dei cani, dovrà fare in modo che avanzino il più possibile allineati, si fermino quando è necessario e riprendano ad avanzare tutti insieme.
Alle poste è richiesto di rimanere ferme nel luogo assegnato, qualche volta evidenziato da un numero, altre dal Capocaccia che ha detto semplicemente “tu ti fermi qui”, bisogna stare in silenzio, spesso i cinghiali più grossi arrivano scanati, i vecchi dicono che il cinghiale si spara prima con l’udito e poi con il fucile. Quando finalmente arriva il cinghiale si susseguono tutta una serie di emozioni indescrivibili, lo scanato ti avvertirà con un rametto che si rompe o un merlo che parte spaventato, se riusciamo a capire che il furbacchione si sta avvicinando, potremo aspettarlo pronti e imbracciati e come compare abbatterlo sul posto, se saremo distratti spesso non ci darà neanche il tempo di alzare il fucile, comparirà e scomparirà come un fantasma. Quando invece il bosco si riempie dei latrati dei cani e delle incitazioni dei bracchieri, “sotto sotto bello!!! Daje daje!!! Attenti è grosso!!! Attenti alle poste!!!” e tante altre che variano anche da località a località, il cuore viene in gola, saremo tesi con tutti i sensi, cercheremo di capire che strada ha preso il cinghiale, se verrà verso di noi o sfiancherà per dirigersi verso altre poste, e quando finalmente compare bisogna essere rapidi e precisi nel far fuoco. Quando viene suonato il corno di fine caccia, si scaricano i fucili e per nessuna ragione si spara più, a questo punto ci si sposta dalle poste assegnate, si recuperano gli animali e incomincia quella parte conviviale fatta di commenti, complimenti per i bei tiri o per gli animali più belli, e gli sfottò a chi invece è stato protagonista di padelle più o meno spettacolari, nel frattempo i bracchieri recuperano i cani ormai esausti.
Descritta cosi la Cacciarella, si scriviamola con la maiuscola come merita, sembra una semplice battuta, come può essere un drive ai fagiani, invece è un modo di vivere, impregnata di tradizioni, che ha sempre avuto il merito di avvicinare le classi sociali, la passione della caccia ha unito il mondo il rurale, a caccia i signori si sono sempre rapportati con i contadini uniti dalla comune passione, spesso dividendo cibo ed emozioni. I partecipanti alla Cacciarella si dividono in due fazioni, chi c’è nato e ha vissuto questo rito da sempre, amandola e odiandola, ma senza mai riuscire a rinunciarci, come se facesse parte del suo Dna, in parole povere come scrisse il principe Francesco Ruspoli “Cacciarella! – La pò capì sortanto chi cià un pò de lentischio nelle vene. – Io t’ammazzo – però te vojo bene”. Poi ci sono quelli che la interpretano solo come evento sociale, dove sfoggiare i loro fucili, gli abiti e i fuoristrada, spesso pontificano sui calibri e spesso si fanno fregare dal cinghiale. La Cacciarella è l’insieme di tutte queste personalità che ne fanno, da novembre a gennaio, il fulcro del loro mondo.