Per i cacciatori l’amico a quattro zampe è il fedele compagno con cui si instaura un rapporto profondo e di fiducia reciproca. Nonostante l’esclusività del legame a volte succede che il cane da seguita mosso dall’istinto della caccia, non ascolti i richiami. La colpa sta nella naturale propensione del segugio alla caccia. L’adrenalina che gli scorre nelle vene quando è vicino alla cattura, ha la meglio sugli stimoli e sui richiami del padrone.
Se osserviamo il comportamento del cane fin da quando è cucciolo, possiamo notare che ha una certa propensione ad inseguire le preda. Prima che arrivi ad avere le capacità per cacciare un selvatico deve sviluppare una serie di caratteristiche che si affinano con il tempo e con l’insegnamento. Infatti, anche se la predisposizione fisica è un fattore fondamentale, perde di forza nel momento in cui non c’è un adeguato sviluppo psichico. Quindi prima di avere una maturazione comportamentale adeguata ci vorranno mesi. Il compito del padrone è fondamentale, spetta a lui donargli i giusti input per la formazione attraverso l’addestramento. Il percorso da affrontare è lungo e si sviluppa in diversi step, che dovranno essere affrontati con pazienza da entrambe le parti.
La preparazione del cucciolo cambia a seconda della preda, vediamo nel dettaglio l’addestramento di un cane predisposto alla caccia al cinghiale. Prima di iniziare l’addestramento vero e proprio, dobbiamo instaurare un rapporto con il cucciolo, quindi è fondamentale giocarci, creare un contatto fisico, per fare sì che si abitui a noi. Trascorse un paio di settimane possiamo farlo avvicinare alle prime tracce dell’animale. In genere si inizia a prendere confidenza con le tracce trascinate di zampe o con un pezzo di pelle dell’ungulato. Questo primo contatto deve essere affrontato in modo spensierato, come se fosse un gioco senza mai rimproverarlo, ma dandogli una ricompensa nel momento in cui trova la traccia. In questa fase non è importante l’abilità, ma creare nel nostro amico a quattro zampe un senso di felicità nel momento in cui arriva all’obiettivo
Dopo aver preso confidenza con le tracce, ci deve essere il primo contatto con il cinghiale eseguito con attenzione sotto la guida attenta del padrone e dell’esperto che guida le lezioni. Il cane al guinzaglio deve essere fatto avvicinare al recinto in cui si trovano gli animali dal pelo nero. L’avvicinamento degli ungulati alla rete rivela la vera predisposizione del cane. Anche se rassicurato dalla vicinanza del padrone non da voce e mostra segni di insicurezza o paura, vuol dire che non è portato per la caccia all’ungulato. Se invece dopo un’iniziale insicurezza tenta di avvicinarsi alla rete e da voce al cinghiale, vuol dire che è predisposto per questo tipo di caccia. Per esserne sicuri è meglio ripetere l’esercizio diverse volta a distanza di mezz’ora ed osservare attentamente il suo comportamento.
Il cucciolo che ha manifestato il suo interesse verso il cinghiale senza esitazione, può affrontare una nuova lezione. Sempre al guinzaglio viene condotto verso l’animale dal pelo bruno. Se il cucciolo anche questa volta non arretra e non scappa a seguito di un gesto brusco del cinghiale, può continuare il suo addestramento. Giunto ormai a 6-7 mesi, verrà portato al guinzaglio fino a quando non vede un cinghiale. In quel momento verrà sganciato e incoraggiato ad affrontare l’animale. In questo caso il cane sa di dover agire da solo, senza l’influenza del padrone, che comunque gli rimane accanto. Se affronta la preda e con intelligenza schiva eventuali attacchi dell’animale, allora è portato per questo tipo di caccia, se fugge davanti al confronto e si scoraggia anche dopo una serie di tentativi, forse è il caso di addestrarlo per un altro tipo di selvaggina. Lo stesso discorso vale per un cane troppo aggressivo, il segugio deve rapportarsi con astuzia alla preda per non mettere a rischio sè stesso e il resto della muta.
Superata la lezione, il cane verrà condotto in una zona in cui i cinghiali non sono ben visibili e lasciato il guinzaglio, verrà mandato alla cerca senza nessuna esitazione. Il padrone e l’addestratore seguiranno e incoraggeranno il segugio per fargli acquistare fiducia e fargli capire che con il suo comportamento è in grado di influenzare la reazione di un animale più grande di lui.
Giunto ad 8-9 mesi il segugio deve affrontare l’ultima lezione. Questa volta viene mandato alla cerca e trovata la selvaggina deve darne voce. In questo caso il padrone capisce se il cane è in grado di lavorare la preda e di essere sicuro anche senza il sostegno del padrone. E’ bene ripetere la lezione più volte per far acquistare esperienza ed autonomia al nostro amico a quattro zampe.
L’addestramento per questo tipo di attività è fondamentale perchè la caccia al cinghiale è pericolosa, quindi non si manda un cane inesperto all’inseguimento. Deve essere il frutto di mesi di lezione e di uno studio attento del comportamento del segugio da pare del padrone e dell’addestratore. Inoltre, l’insieme di tutti questi esercizi consolida il legame tra il cacciatore e il segugio e la voglia di entrambi di passare del tempo insieme alla fine di una lunga giornata di caccia.