“è partito! …no, aspetta…ora si è fermato!…non lo vedo più”. Non sono queste le parole che mi aspettavo di sentire dopo aver esploso il colpo. Mi fanno male. Sento un gusto amaro venire su dallo stomaco, le membra rammollite come petali di un fiore reciso lasciato al sole. “Andiamo a controllare, su!” mi sprona Vincenzo. Sull’anschuss non una goccia di sangue. Sul tragitto che ha compiuto il capriolo, fino all’ultimo punto in cui Vincenzo l’ha visto, nemmeno.
“Non ci sono dubbi, Vi’, l’ho miseramente mancato!”, concludo amareggiata. “Eh si, mi sa che hai ragione” conviene Vincenzo. “Evidentemente non era la tua giornata fortunata e, forse…oggi era il giorno fortunato di Stoccobianco!”.
Un vigoroso abbaio viene dal bosco, pochi metri oltre la cortina di rovi che lo delimita. “Alla prossima!” sembra dirci, con tutta la superbia, la furbizia e l’ironia di cui è capace un capriolo dagli stocchi argentati.