È ancora notte quando andiamo ad imbucare. Il tagliando dell’uscita di stamattina scivola nella buca portandosi dietro tante aspettative e speranze per questa giornata di caccia al capriolo in un territorio per me nuovo ma bellissimo. Siamo in Appennino, per un pelo in Toscana ma già quasi nelle Marche, Sestino è alta collina ed il territorio è un susseguirsi incessante di campi e boschi. Facciamo pochi chilometri col pandino tattico di Francesco e rapidamente approdiamo all’attacco del sentiero. Lasciamo la macchina io, Francesco e Anna, la sua fidata bavarese, per inerpicarci in salita verso il crinale dei Montioni. Attraversiamo il bosco ad alto fusto per non camminare nel campo né tantomeno a bordo macchia sebbene sia ancora buio, ma non si sa mai che qualche animale possa essere fuori.
Giunti sul posto diamo il via alla collaudata serie di azioni che da sempre accompagna la caccia di selezione: via la carabina dal fodero, colpi nel caricatore, uno in canna con l’otturatore disarmato. Fuori la coperta per Anna che lesta va ad acciambellarsi. Carabina sul bipiede, i binocoli sono al collo da tempo.
Iniziamo la nostra ricognizione con un accenno di luce che ha iniziato ad irradiarsi da est mentre ci sistemavamo. Ora si intravede qualcosa, soprattutto grazie alle luminose lenti dei nostri binocoli. Siamo su un crinale alto che domina due grandi campi ai suoi piedi. Da qui al fondo dei campi c’è l’inclinazione notevole, con oltre 25 gradi di angolo di sito. Dapprima scorgiamo qualcosa nei pressi di un roveto al centro del campo sotto di noi. “È un capriolo!” sussurra Francesco, “una femmina mi sembra“. L’animale che mangia probabilmente more dal roveto in mezzo al campo è certamente un capriolo ma che si tratti di una femmina non ci giurerei. Qualche minuto più tardi con un pizzico di luce in più l’assenza di attributi maschili ci fa concludere che non trattasi di maschio. Nel piano di Francesco c’è da prelevare un M2 e un M1 perciò evidentemente ci toccherà aspettare.
L’attesa non è lunga e dopo un po’ ecco che accorre un capriolo a banchettare al roveto. “Questo però va bene!” esclamo entusiasta e mi preparo ad osservare la reazione al tiro. Francesco da 2 click alla torretta balistica, si sistema a terra e inquadra con calma risoluta il capriolo. Senza affrettare i tempi ma senza indugiare troppo ingaggia e spara all’M2 che accusa il colpo e inizia una breve corsa. L’animale è decisamente preso e dopo pochi metri di sobbalzi cade sulla schiena ed esala il suo respiro con gli zoccoli al cielo.
Le congratulazioni a Francesco dovranno però aspettare: la “femmina” che fino a poco prima piluccava insieme al maschio adulto si sposta nella nostra direzione fino ad arrivare a circa 130 metri da noi. La luce più intensa e la distanza ridotta ci spiattellano in faccia la nostra gaffe: non di una femmina si tratta ma di un maschio giovane, appena puntuto e nel complesso scarsino, che Francesco valuta assolutamente idoneo per completare il suo piano. Questa volta fronteggia un animale certamente meno tranquillo, tra la decisione di prelevarlo e il boato della sua Blaser c’è giusto il tempo per me di rimettere la scena nel binocolo. La scena che si presenta ai miei occhi sembra il revival di quella immediatamente precedente: capriolo perfettamente colpito, pochi metri di sobbalzo e infine caduta sul prato.
Nel giro di poche ore abbiamo vissuto un’ondata di emozioni e le portiamo con gratitudine al cospetto dei due animali che giacciono ora ai piedi del crinale dei Montioni.