Caccia: Campania, il Sindacato Venatorio Italiano sul maxi-emendamento, le Associazioni Venatorie replicano con “una smentita che ha il sapore della verità”.
Infatti, dopo i dovuti strali ed anatemi per far temere una fantomatica non apertura della stagione venatoria a causa delle nostre richieste (nulla di più assurdo visto che stiamo semplicemente chiedendo l’approvazione di emendamenti previsti e voluti da esponenti politici e non da noi e poi, a mente fredda, magari ci spiegheranno cosa centrano i Tribunali Amministrativi che sono chiamati a valutare la legittimità degli atti amministrativi e non di quelli legislativi, come è, invece, il maxi-emendamento in discussione) ecco che ammettono candidamente che loro non stanno chiedendo di modificare il maxi-emendamento in qualche sua parte, rimanendo intatta la struttura di base, ma loro chiedono “il ritiro del maxiemendamento e l’approvazione urgente delle modifiche alla legge regionale solo nelle parti censurate…dal Consiglio dei Ministri”.
Detto in soldini, vogliono azzerare tutto e modificare solo quei singoli commi che il Governo ha dichiarato incostituzionali della legge n. 26/2012. Quindi nessuna ri-perimetrazione delle aree protette nell’alveo del 30%, nessun aumento delle giornate di mobilità a 50, nessun Osservatorio Faunistico Venatorio Regionale (in verità non facente parte del maxi-emendamento ma di altro emendamento già pronto che dovrebbe entrare come integrazione, cosa però difficile da ottenere se viene ritirato il tutto – di questo Osservatorio, invece, noi stiamo chiedendo l’istituzione da mesi come un assetato potrebbe chiedere un bicchiere d’acqua), nessuna Commissione Regionale che abbia funzioni di controllo della corretta gestione degli A.T.C. e nessuna diminuzione del valore del gettone di presenza.
E’ ovvio che il maxi-emendamento contiene molte altre proposte ed emendamenti ma trattasi di modifiche minimali, contro le quali sarebbe assurdo che le Associazioni Venatorie possano rivolgersi (es: 27 commi si limitano a correggere errori di battitura o di sintassi, 11 commi abrogano date e terminologie e 25 si limitano a semplici rivisitazioni per una migliore applicabilità della legge).La vexata quaestio, quindi, è che appunto trattasi di maxi-emendamento e il Consiglio Regionale non può, al termine dell’iter di discussione, votare solo questo o quello emendamento, ma lo deve approvare o rigettare in toto. Ecco il problema. Se si vota a favore si deve prendere il buono ed il cattivo (che per noi non c’è, come ulteriormente dimostrato sopra, ma che, viceversa, per altri potrebbe significare la fine della loro egemonia). Risultato il “mostro” (per loro) non deve passare.
Per quanto riguarda poi la ferma presa di posizione secondo la quale solo loro hanno il diritto di discutere con le Istituzioni in quanto (per legge) sono i soli titolati a farlo è un’ottima osservazione. Ci chiediamo, però, perché non hanno utilizzato questo potere, visto che sanno di averlo, negli ultimi 30 anni per sbattere i pugni sui tavoli per migliorare la caccia in Campania? Perché utilizzano questo potere contro di noi e non contro chi vuole chiudere l’attività venatoria? Perché puntualmente, negli ultimi decenni, per farci ingoiare l’amaro calice di scelte riprovevoli hanno sempre negato di avere alcun titolo per poter difendere l’ars venandi?
Chi ci osteggia, dunque, si metta l’animo in pace, noi non vogliamo sostituire nessuno ne prendere il posto di alcuno, non facciamo e non faremo mai tessere assicurative e la nostra recondita speranza è di chiudere al più presto lo S.V.I. perché in questo caso significherebbe che, finalmente, le Associazioni Venatorie hanno cominciato a svolgere appieno il loro compito e quindi noi non avremo più motivo di esistere. Su una cosa hanno ragione. Noi, ora, stiamo pescando nel torbido ma il problema è che stiamo tirando su pesci di pezzatura considerevole.
Ufficio Stampa
Sindacato Venatorio Italiano
( 22 giugno 2013 )