Il Consigliere Comunale Cesare Serino, Presidente Provinciale di ANUU Migratoristi, commenta la situazione normativa della Caccia in Campania e le proposte di modifica alla Legge Regionale 8/96.
Alla Legge Regionale 8/96 della Campania, proposte due modifiche significative, una di dignità l’altra di interessi… Nella regione Campania c’è tremolio e scalpitio da parte di alcune maestranze per le proposte alla nuova regolamentazione dell’attività venatoria.
Per meglio dire, sono venuti allo scoperto innominati di turno, che dopo aver ricevuto indirizzi di presidenza, garanti di pluralismo ed equilibrio, come la consulta regionale ed altre postazioni, nelle qualità di consulenti particolari del Presidente della Regione (per essere soggetti al di sopra e a garanzia delle parti) a fatto compiuto, hanno manifestato nella loro pienezza, il programma interiore, quello di essere molto e soprattutto di parte, di quella personale parte, a discapito di tutti gli altri.
Ma veniamo ai fatti: al vaglio della commissione agricoltura regionale sono pervenute varie proposte di modifica tra le quali risaltano quelle in merito agli articoli 36 e 40 della legge regionale 8/96. Le proposte formulate dalla rappresentanza venatoria, che sono in numero di sette,quelle riconosciute, sono state avanzate una da un gruppo formato da sei associazioni, aggregatesi allo scopo di condividere in maniera partecipata, pluralista ed unitaria ed un’altra proposta invece è stata inoltrata da una singola associazione non aggregatasi al gruppo costituito, preferendo di seguire un percorso eremo, espressamente di parte, non volendo condividere con le altre associazioni le scelte per tutti i cacciatori campani, così come richiesto.
Il gruppo pluralista, ovvero il coordinamento regionale campano delle associazioni venatorie unite, rappresentato da ANUU, ARCICACCIA, ENALCACCIA, EPS, ITALCACCIA e LIBERACACCIA ha proposto il principio della par condicio, della pari dignità attraverso la formulazione di modifica all’articolo 36 così come di seguito rappresentato, oltre ad altre importanti proposte:
Art. 36 Gestione programmata della caccia
…si propone di sostituire il comma 4 con quanto segue: I componenti dei Comitati di Gestione degli ambiti territoriali di caccia,sono nominati con delibera di Giunta provinciale,che deve assicurare la presenza di tutte le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale e presenti nel CTFVN di cui all’art. 34 comma 5 della Legge 157/92…………..
ed aggiungere.. La partecipazione al Comitato di Gestione dell’ATC sarà a titolo onorifico,senza alcuna forma di indennità aggiuntiva fatte salve le somme previste per rimborsi spese così come per legge.
L’altra associazione singola e non aggregata al gruppo regionale, con propria non condivisa azione, ha proposto in essere quanto segue:
Art. 40 Utilizzazione dei proventi
Al comma 2 dell’articolo è necessario aggiungere un capoverso successivo, con lettera “e” e la frase “fondo da ripartire, proporzionalmente alla consistenza associativa, alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, presenti ed organizzate nella regione, per attività di educazione, formazione ed aggiornamento degli iscritti, nonché per il controllo e la vigilanza sul territorio”.
Sempre al comma 2, aggiungere ulteriore capoverso con lettera “f” e la frase “fondo da ripartire nella misura non inferiore al 50% dei proventi, di cui all’art. 36 comma 2 della presente legge, agli ATC presenti in regione, finalizzato ad interventi tesi alla ottimizzazione delle presenze faunistiche d’interesse venatorio, piani di censimento, ricerche e progetti di studio sulla fluttuazione dell’avifauna migratoria sul territorio di competenza”.
Appare evidente dalla lettura delle proposte che il gruppo delle sei associazioni campane, in coordinamento, invoca e propone una pari dignità rappresentativa con la modifica dell’articolo 36 senza aggravio di oneri, mentre la proposta della singola associazione venatoria, formula con la modifica dell’articolo 40, un proprio tornaconto economico a danno della normativa finanziaria, che evidenzia la necessità di ripartire i proventi proporzionalmente alla consistenza associativa, ovvero al numero degli iscritti.
L’esegesi o la oggettiva interpretazione è formulabile attraverso la palese evidenza della condizione essenziale,la caratteristica di predominanza numerica, elemento probante vincoli coercitivi. Nell’epitome della singola entità si evidenziano infatti elementi anacronistici, fuori da ogni regola di democrazia partecipata, assenza di pluralismo, un elemento oramai insito nelle formulazioni politiche attuali.
Sicuramente gli organi legislativi regionali della Campania adotteranno in merito i criteri di par condicio, pari dignità, nel rispetto dei principi fondamentali della democrazia. Le rappresentanze venatorie hanno pari dignità delle equivalenti rappresentanze sindacali e pertanto non esistono formulazioni pitagoriche differenziali ai tavoli di concertazione.
E’ indispensabile infine sottolineare che la questione venatoria campana è una questione regionale, non è una questione napoletana o napolicentrista. Napoli e provincia non hanno utile territorio alla costituzione dell’ambito territoriale di caccia, così come previsto dalla normativa nazionale,nella legge 157/92. Pertanto il territorio essenzialmente utile al prelievo venatorio per i praticanti partenopei è nelle altre province campane che certamente non sono da considerarsi in secondo ordine.
Cesare Serino
Consigliere Comunale di Sant’Agata dei Goti(BN)
Presidente Provinciale ANUU