Caccia: Campania, conclusa la diatriba giudiziaria riguardo l’ingresso di cacciatori con armi all’interno del Parco dei Monti Lattari; assolto il cacciatore sanzionato, atto istitutivo del parco non efficace.
Fu «pizzicato» con un fucile mentre si trovava a Monte Faito. Gli agenti della forestale gli sequestrarono l’arma da fuoco e lo denunciarono. Un’operazione, quella «conclusa» lo scorso novembre, che fu salutata con entusiasmo anche dal Wwf. “Introduzione abusiva dell’arma in un’area protetta” l’accusa per il protagonista della vicenda, Ciro Manganaro, amante della caccia di Vico Equense che, appena venne fermato dagli agenti, dichiarò di essere a conoscenza di una sentenza del Consiglio di Stato che consentiva l’esercizio dell’attività venatoria all’interno del parco dei Monti Lattari.
Allora il cacciatore non riuscì a convincere i forestali, ma tre mesi dopo ha avuto ragione. Perché il PM della Procura della Repubblica di Torre Annunziata titolare del caso, Emilio Prisco, ha presentato la richiesta di archiviazione al gip. Motivo? La Regione Campania, istituendo il parco dei Monti Lattari, nel settembre del 2003, non ha disposto una perimetrazione dell’area. Un provvedimento necessario per rispettare la legge quadro sulla caccia – la 157 del 1992 – che fissa per qualsiasi territorio “agro-silvo-pastorale” di ogni regione, una quota di protezione della fauna selvatica che, a seconda dei casi, varia dal 20 al 30%.
Flop clamoroso che, dunque, permette di poter cacciare senza alcun tipo di restrizione. Si tratta di una vicenda clamorosa, destinata a far discutere. E non poco. Rideterminare i confini del parco era un compito innanzitutto della giunta presieduta all’epoca dal governatore Antonio Bassolino. Ma neppure il successore, Stefano Caldoro, ha colmato la lacuna normativa che consente ai cacciatori di poter liberamente “operare” nell’oasi “protetta”.
Un grande successo per gli avvocati Roberto Lanzi e Giuseppe Senatore di Cava de’ Tirreni, ai quali il cacciatore si era rivolto per la difesa nel procedimento penale che, subito dopo la denuncia, hanno predisposto una corposa memoria difensiva che ha “convinto” il PM Fusco a chiedere l’archiviazione.
I legali hanno “richiamato” il maxi-ricorso al Tar della Campania, sezione di Salerno, promosso da alcuni cacciatori che, nel gennaio del 2004, chiesero l’annullamento della delibera di giunta regionale 2777/2003 con cui l’esecutivo Bassolino aveva istituito proprio il parco dei Monti Lattari. Richiesta che si basava sulla mancata pubblicità data al procedimento istitutivo del parco e sul superamento del limite previsto dalle norme per la protezione della fauna selvatica. Il Tar di Salerno accolse il ricorso sottolineando che i ricorrenti erano riusciti a dimostrare la violazioni dei limiti previsti dalla legge 157/92. In pratica erano state fissate limitazioni irregolari.
La Regione fece appello allegando la richiesta di sospensiva della sentenza del Tar. Un modo come un altro per scongiurare il rischio di gravi danni alla vigilia della riapertura del periodo di caccia. Il Consiglio di Stato sospese l’efficacia della sentenza di primo grado: “Allo stato, in un quadro comparativo dai contrapposti interessi, pare debba essere data prevalenza a quello pubblico della salvaguardia dell’ambiente” fu scritto nel provvedimento.
Poche settimane dopo, arrivò il verdetto. Il Consiglio di Stato confermò la sentenza del Tar che in pratica aveva annullato la delibera di giunta regionale con cui si dava istituzione al parco dei Monti Lattari. Insomma, l’area protetta – nei fatti – non esiste tanto da permettere ai cacciatori di poter liberamente svolgere l’attività venatoria.
Qui rientra il caso di Manganaro. Con le sentenze di Tar e Consiglio di Stato, i cacciatori non trovano più alcun limite all’esercizio della loro attività all’interno del perimetro del parco. Ormai caduto, quindi, anche il divieto di introdurre armi in tale area. La delibera istitutiva del parco ha la sua efficacia in tutti i settori tranne che in quello venatorio. Ecco perché il PM Prisco ha accolto la tesi difensiva dei due avvocati, Lanzi e Senatore. Il gip ha archiviato il procedimento predisponendo la restituzione del fucile al legittimo proprietario.
“E’ la prima volta che un giudice penale riconosce la legittimazione a cacciare all’interno del parco – spiegano i legali. Probabilmente con tale provvedimento si mette definitivamente la parola fine su una questione dibattuta da anni. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che la limitazione venatoria derivante dall’istituzione del parco ha leso i diritti dei cacciatori, limitando oltremodo la superficie territoriale da loro utilizzabile nei periodi previsti dalla legge, annullando la norma proprio in questa parte”.
8 febbraio 2013
Fonte: MetropolisWeb