Il Consigliere Comunale di Sant’Agata dei Goti (BN), Cesare Serino rivolge un invito alla classe politica regionale campana affinché venga ampliata la partecipazione delle Associazioni Venatorie in seno ai componenti dei Comitati di Gestione.
Una sorta di un patto di non belligeranza tra le associazioni venatorie in Campania, per un nobile fine ma c’è chi non mantiene l’unione pur di primeggiare. La provincia di Benevento, è un territorio dal punto di vista venatorio, depauperato, è un ‘ambito venatorio appannaggio di esclusività, ma in particolare è presente una classe di cacciatori interessati alla caccia, una classe di cacciatori poco attenta alla gestione venatoria, ma una classe di cacciatori facile esca della corretta disinformazione promulgata dalle rampanti canne da pesca nelle mani del piccolo Nettuno.
Ecco perché è importante la modifica della legge regionale 8/96. La modifica di alcuni articoli della legge regionale che regolamenta l’attività del prelievo faunistico venatorio in Campania rappresenta garanzia di partecipazione ed imparzialità.
Non ci può essere democrazia se non c’è partecipazione: mi riferisco esclusivamente all’articolo 36 comma 4 della Legge Regionale 8/96 che impone la rappresentanza venatoria in seno ai componenti dei Comitati di Gestione esclusivamente alle tre associazioni venatorie più rappresentative numericamente, una quantizzazione che viene desunta dai tabulati che ogni associazione venatoria consegna all’Amministrazione Provinciale.
Solo per le associazioni venatorie in questo articolo di legge sussiste il distinguo numerico, mentre per la altre rappresentanze, agricole ed ambientali, viene riportato solo il riconoscimento nazionale.
E’ percepibile, intuibile ed universalmente condivisibile la necessità di invocare il senso di partecipazione per una certezza matematica del regolare svolgimento del processo democratico amministrativo di una entità che si regge esclusivamente con i proventi che gli esercenti elargiscono al fine di poter esercitare un diritto sancito dalle leggi dello stato. Il numero limitato a solo tre associazioni venatorie, quando ne esistono sette non è sinonimo di partecipazione,non è sinonimo di democrazia.
E’ evidente che per diventare una delle tre associazioni venatorie maggiormente rappresentate, ovvero raggiungere quel quantum numerico di associati tali da rientrare nella trittica aureola della rosa rappresentativa venatoria, è imposto, indirettamente dalla legge, l’accaparramento degli assicurati, ovvero la rincorsa ai cacciatori perché si possa incrementare il numero dei soci anche attraverso l’utilizzo di tutte le potenzialità disponibili.
E’ normale tutto questo nel terzo millennio? Non appare anacronistico l’imposizione di limitazioni partecipative? Non traspare una parvente garanzia di parte a discapito degli elementi determinanti l’esistenza della componente?
Questo invito rivolgo alla classe politica regionale campana, perché si rinnovi la legislazione venatoria in nome del principio fondamentale della democrazia, la partecipazione, ovvero l’applicazione di un principio che non determina alcuna spesa alla collettività, in quanto la caccia si autogestisce con i fondi versati dai cacciatori stessi.
Serino Cesare
Consigliere Comunale di Sant’Agata dei Goti (BN).