«L’annuncio dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo dell’abbattimento di 10mila cinghiali in Calabria è una buona notizia. Ciononostante, essendo centinaia di migliaia gli ungulati che imperversano in particolar modo nelle tre province di Catanzaro, Crotone e Vibo (come denunciato dalla Coldiretti), converrà l’assessore che la preoccupazione degli agricoltori, degli allevatori e dei cittadini invece che sfumare cresce». Spiega il consigliere regionale Francesco Pitaro (Misto) che sull’emergenza-cinghiali sta predisponendo un’interrogazione: «Si concorda con l’assessore, quando definisce l’emergenza cinghiali una priorità di cui occuparsi, specie dopo il blocco delle attività dei selettori causa lockdown, perché arrecano danni all’economia agricola, all’ecosistema e alla biodiversità. Una priorità, perché sono una minaccia alla sicurezza delle persone.
Si avvistano innumerevoli nell’entroterra e producono devastazioni alle colture, ma anche sulla costa (frequenti le notizie di incidenti stradali) e persino nelle città. A Catanzaro in località Babbo i cittadini se li ritrovano sull’uscio delle case. A fronte di questi numeri, allarmi, danni e pericoli – sottolinea il consigliere regionale – la risposta della Regione è oggettivamente del tutto insufficiente». Aggiunge Pitaro: «Sarebbe il caso, dunque, che si facesse il punto con tutti i soggetti interessati: dalle organizzazioni professionali ai sindaci delle aree in cui la presenza dei cinghiali è segnalata, incluse le Prefetture, per concordare rimedi efficaci e tempestivi.
Come aveva segnalato Coldiretti, occorrerebbe procedere all’aggiornamento del Piano faunistico-venatorio; alla ridefinizione delle aree vocate al cinghiale con l’ausilio dei dati Arcea e all’adozione dei Piani di controllo e contenimento dei cinghiali. Sollecitare gli Enti Parco al censimento della consistenza dei cinghiali; attuare i Piani di sorveglianza epidemiologica; il monitoraggio delle malattie sulla fauna selvatica con particolare riguardo al cinghiale; attivare la misura 5 del Psr per interventi di prevenzione dei danni nelle aree agricole colpite; disporre l’allungamento del periodo di caccia con la rotazione delle squadre dei cacciatori; autorizzare gli agricoltori proprietari e conduttori dei fondi, in possesso di porto d’armi e permesso di caccia, ad effettuare interventi di abbattimento tutto l’anno. E, last but not least, semplificare le procedure amministrative per velocizzare il risarcimento dei danni agli agricoltori».
«Per di più, l’ultimo Piano di contenimento del cinghiale pubblicato sul Bur Calabria il 14 maggio 2020, avrebbe dovuto essere concertato con i portatori di interessi, associazioni agricole, associazioni venatorie e rappresentanti degli Ambiti di Caccia, considerato che lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ne raccomanda il coinvolgimento». Ad avviso del consigliere regionale, «è evidente che sono troppo pochi i capi che si possono abbattere, di certo non sufficienti ad eradicare dalle aree non vocate il cinghiale. Cifre ben lontane dei 10mila capi, ferme invece a poco più della metà, che probabilmente si riferiscono al nuovo Piano come prolungamento di quello precedente.
Inoltre, appare molto farraginosa la procedura di autorizzazione degli interventi di selezione: per ogni singola uscita, richiede che debba avvenire per iscritto alla Regione con l’indicazione del personale coinvolto, del numero dei capi, dei campioni biologici, della località prescelta che dovrà essere cartografata con precisione e raggiunta con il fucile al fodero. Senza dire dell’obbligo di indicare l’orario di intervento». Conclude Pitaro: «Se si ha voglia di fare sul serio devono essere assunti interventi risolutivi, coinvolgendo anche la task force veterinaria (la medicina veterinaria è commissariata da 8 anni) che col dipartimento Salute deve contribuire alla risoluzione di questa che ormai è più che un’emergenza» (Lacnews24).