Caccia: Da domani si spara. L’ultimo atto dell’ex assessore provinciale alla caccia Aurelio Guarneri è stato il calendario venatorio, in sostanza una fotocopia di quello dell’anno scorso. Come per il 2013, prevede l’apertura anticipata dal 4 al 18 settembre. Poi, con la terza domenica del mese, il 21, sarà apertura della stagione vera e propria.
LE DOPPIETTE bresciane, tuttavia, hanno poco da stare allegre. Ormai è certo che non potranno puntare il mirino contro peppole e fringuelli. I richiami vivi dovranno sottostare a forti limitazioni e a nuovi obblighi. Torneranno i rapporti tesi con gli agenti di vigilanza volontaria di Lac, Wwf, Lipu, Ampana e quanti altri. Inoltre, i numeri parlano chiaro: le doppiette sono calate. Quest’anno se ne contano, grossomodo, 1.500 in meno. Un segnale negativo in più, da non sottovalutare. Tra una cosa e l’altra i cacciatori bresciani cominciano a farsi i conti, e molti non hanno ancora rinnovato l’iscrizione all’Atc o ai comprensori alpini. Come che sia, per mettersi al sicuro da ricorsi e contestazioni Guarneri in preapertura ha concesso la caccia solo a tortora, cornacchia grigia e cornacchia nera.
«È un calendario più riduttivo rispetto alle stesse indicazioni di Ispra, l’Istituto italiano per la ricerca e la protezione ambientale – ammette Guarneri -. Avremmo potuto inserire anche il merlo, ma avrebbe comportato la chiusura anticipata per questa specie. Di conseguenza, lo abbiamo evitato». Per il resto, «dal 21 settembre – aggiunge – l’apertura vera e propria non presenterà novità rispetto al passato». Certo è, però, che bisognerà mettere una pietra tombale sulle deroghe. «La Regione Lombardia avrebbe dovuto adottare il provvedimento 60 giorni prima dell’apertura della caccia – spiega Guarneri -, e ormai non ci sono più i tempi. Anche se si facesse, si andrebbe a ottobre o novembre. Quindi sarebbe del tutto inutile». La sua verità è che «non c’è stata la volontà politica. E i rischi di sentenze del Tar erano troppo grossi».
NIENTE DI BUONO anche sul fronte dei richiami vivi, che saranno del tutto proibiti dal 2017. Per quest’anno e per i prossimi due la cattura sarà ancora possibile, ma dovrà sottostare alle regole dettate dalla banca dati e da numeri molto ridotti, che impongono a ciascun cacciatore di non superare i 40 capi. Vero è che c’è stato un ricorso al Tar, tuttavia «il tribunale non ha concesso la sospensiva – sottolinea Guarneri – e per adesso le catture saranno ancora possibili». Ce n’è abbastanza per smorzare gli entusiasmi. Dunque da domani si spara a tortore e cornacchie.
Delle prime, che migrano in Africa, «ce ne saranno poche», valuta il presidente provinciale Federcaccia Marco Bruni. Le cornacchie, invece, permetteranno alle doppiette nostrane di fare un «buon servizio» all’ambiente. Bruni precisa che questa specie è affetta dalla West Nile Desease, una zoonosi riscontrata anche in provincia di Brescia. «È una malattia infettiva – spiega – che usa le cornacchie come vettori e viene trasmessa all’uomo dalle zanzare». Per questo «è stato chiesto ai cacciatori di fare prelievi autorizzati per portarli allo zooprofilattico». Bruni parla persino di un progetto di campionamento del territorio «per far capire che anche il controllo delle malattie è più fattibile se coinvolge il mondo venatorio, come d’altronde è stato già fatto in passato con bovini e cervi». È un modo di pensare in positivo, di guardare al di là del problema contingente. Ma il mondo della caccia continua a restar segnato nel profondo da incertezze e diatribe.
Mimmo Varone
Brescia Oggi.it