Come Lega Nord da anni ormai cerchiamo di far capire con dure battaglie in commissione ed in aula come da Roma il Governo Renzi abbia iniziato una guerra spietata all’attività venatoria.
Chi ancora pensava che fossero solo alcuni funzionari burocrati d’ufficio ad avercela con il mondo dei cacciatori, mi auguro che dopo aver letto questo progetto di legge (allegato) presentato dal PD con prima firmataria la deputata Gessica Rostellato possa finalmente farsi con giusta ragione un’idea reale di come la pensa e cosa ha in mente questo governo per il futuro della passione venatoria.
Non sempre quello che ci viene dipinto e predicato dai parlamentari del PD sul territorio corrisponde alla realtà dei fatti ne è prova il caso specifico dove di fronte ad una folle e pericolosissima proposta di legge presentata da una deputata del Partito Democratico, ad oggi nessun parlamentare dello stesso partito si è scandalizzato e nemmeno dissociato o ancora meglio abbia chiesto di ritirarla.
Che la caccia sia una passione trasversale possiamo essere tutti d’accordo, ma altrettanto vero che gli ordini di partito qualche volta bisogna avere il coraggio di contestarli e contrastarli per non esserne complici. Se fino ad oggi abbiamo assistito da parte del governo Renzi e dei suoi ministri ad attacchi pretestuosi e feroci verso quella che è la caccia alla migratoria acquatici compresi, subendo le pretestuose modifiche alla 157/92 che di fatto hanno vietato la possibilità di catturare gli uccelli da richiamo con i secolari roccoli e vietato di cucinare in luoghi pubblici la piccola selvaggina.
Oggi con questa proposta di legge i deputati del PD non si accontentano più di cancellare la sola caccia alla migratoria ma sparano ad alzo zero senza nessun pudore cercando in un colpo solo di proibire l’attività venatoria.
Chiedono infatti con la modifica dell’art.842 del codice civile il divieto ai cacciatori del libero accesso nei fondi agricoli impedendo di fatto la caccia vagante inoltre di riscrivere in maniera inammissibile la 157/92 con modifiche a dire poco deleterie che vanno dal divieto di portarsi i figli se non maggiorenni al capanno, che l’autorizzazione del capanno fisso può essere richiesta solo da chi ne era in possesso nell’anno venatorio 1989/1990, al divieto di allevare commerciare e utilizzare richiami vivi, al divieto per le associazioni venatorie di avere rappresentanti negli organi direttivi degli ambiti territoriali di caccia, al divieto di cacciare le specie oggetto di ripopolamento nell’annata venatoria successiva alla liberazione fino alla follia, non paghi di aver eliminato lo spiedo, di chiedere il divieto di vendere, e commercializzare (quindi cucinare in luogo pubblico) tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico in Europa anche se importate dall’estero (divieto addirittura per germano, starna, pernice rossa ecc.).
Visto che la causa di tutti i problemi del nostro paese, per questo governo, sembra ormai diventata la caccia, riteniamo fondata la possibilità che questa proposta di legge possa quanto prima arrivare in aula ed essere votata con la certezze che questo segnerebbe la fine dell’ars venandi.
Stefano Borghesi, senatore bresciano della Lega Nord
( 23 settembre 2015 )
Fonte: QuiBrescia