Come ogni anno sono stato invitato in Romania dall’amico Luca Lucarini, titolare dell’agenzia Agrofloracaccia, per la caccia in risaia ai beccaccini, la data prescelta è il 9 settembre, per cacciare il 10, l’11 e il 12 mattina, rientrando in Italia con l’ultimo volo della sera. Parto come programmato con la mia amica Sveva, proprietaria di un’AATV nel senese dove organizza bellissime braccate al cinghiale e ricchi drive ai fagiani, un terzo amico cacciatore, che doveva unirsi a noi è stato costretto a dar forfait la sera prima della partenza a causa di una fastidiosa influenza. Arrivati all’aeroporto di Bucarest ci aspetta una macchina che in circa due ore ci conduce all’accogliente casa di caccia nel paesino di Insuratei, vera roccaforte dei nostri ospiti. Ad accoglierci Iancu, uomo di fiducia dei Lucarini, purtroppo Luca è dovuto rientrare in Italia per un contrattempo, con lui sbrighiamo velocemente le pratiche burocratiche relative ai fucili e ai permessi di caccia, a me è stato consegnato un vecchio ma perfetto Beretta A300 mentre per Sveva c’è un Benelli Raffaello, decisamente più moderno. Prendo anche un sacco di stampi di anatre, lo scorso anno ne giravano tante, marzaiole e alzavole, e dopo un’ottima cena all’italiana, andiamo a dormire, la sveglia è programmata per le 4,30.
Come sempre il primo giorno di caccia, siamo pronti in anticipo dell’ora prestabilita, stivali a coscia, fucili, cartucce, macchina fotografica ed equipaggiati di tutto punto saliamo, con Iancu, sul Land Rover che ci condurrà alla risaia di Tufesti sulle sponde del Danubio. Durante il trasferimento, circa mezz’ora, ci comunica che andremo al capanno n. 1, finora lasciato inutilizzato apposta per noi, la caccia qui è cominciata dal 1° settembre. Qualcuno degli amanti della caccia con il cane inorridirà… in questa situazione, un enorme risaia di diverse migliaia di ettari, non è possibile praticare caccia vagante senza arrecare un grave danno alla coltura in atto, pertanto la caccia si svolge su alcuni chiari che si sono naturalmente creati dove non è nato il riso, che, individuati dagli uomini di Agrofloracaccia, sono stati preparati con capanni di canne e relativi sentieri di accesso. In questo periodo i beccaccini sono in piena migrazione e questa zona ne attira in gran numero.
Giunti al capanno dispongo gli stampi, ci organizziamo e attendiamo fiduciosi, ormai il cielo stellato sta sparendo al cospetto delle prime luci dell’alba. I primi due colpi esplosi sono su una coppia di alzavole che casca al limitare del chiaro, marco il punto per recuperarle più tardi, se il buon giorno si vede dal mattino, dovrebbe essere un’ottima giornata. Quando finalmente la luce prende il sopravvento, ci accorgiamo di avere anche un secondo chiaro alle nostre spalle, dapprima sporadicamente, poi sempre con più intensità, cominciano a passare i beccaccini, spiego a Sveva che dobbiamo cercare di sparare solo a quelli che passano sull’acqua, se cascano nella risaia il ritrovamento senza cane è quasi impossibile. Questo comporta che anche vedendo centinaia di uccelli, possiamo tirare solo ad alcuni, tra l’altro il grosso passa sul laghetto alle nostre spalle. Ma a parte la caccia, assistiamo allo spettacolo di una natura ricca di specie e in quantità incredibili, dalla nostra postazione osserviamo molte cicogne nere che imperiosamente ci sorvolano, ibis, pittime, aironi bianchi e cinerini, garzette, anatre di varie specie, falchi di palude, nibbi bruni e tante altre che ora non rammento, solo tale spettacolo vale il viaggio. Man mano che il giorno avanza, aumenta il caldo, ormai caccio in camicia, e cresce anche il numero di beccaccini abbattuti, anche se sicuramente inferiore a quelli padellati… Verso le 10,00 telefono a Iancu per farci recuperare, il caldo è quasi insopportabile e ci siamo divertiti a sufficienza. Quando arriva ci comunica che l’acqua del lago alle nostre spalle è molto alta e non si possono recuperare gli animali, su questo mi altero non poco e cerco, girando intorno al chiaro, un accesso possibile, finalmente riesco a passare con l’acqua al bordo degli stivali, e anche oltre, l’obbligo a seguirmi e senza bagnarci “troppo” recuperiamo tutti i beccaccini abbattuti. La sera torniamo alla risaia, ma questa è una caccia mattiniera, prendiamo comunque qualche saetta alata e sbagliamo diverse anatre senza prenderne neanche una, la performance balistica direi che, almeno per oggi, è da dimenticare!
La seconda mattina, stesso copione ma diverso capanno, qui l’acqua è decisamente più bassa, massimo 30/40 cm e tante zone con pochi centimetri di profondità, qualche ciuffo di riso al centro e nelle zone limitrofe, cominciamo subito con una buona media di abbattimenti, recuperando subito gli animali caduti in zone semi coperte dalla vegetazione e aspettando per quelli in vista sul chiaro. Una considerazione, se venite da queste parti attrezzatevi per le zanzare, altrimenti specialmente all’alba e al tramonto è da morire dissanguati. Durante un recupero, dopo un paio d’ore di caccia, vado per prendere un beccaccino caduto nella parte destra del lago, si trova in una zona con circa 30 cm di acqua, giunto lì lo stivale sinistro viene bloccato dalla morsa del fango e quasi senza accorgermene mi ritrovo seduto in acqua, con il fucile affondato nella risaia. Dopo un attimo di sconforto, comincio a ridere e lentamente mi rialzo. Arrivato al capanno, tento una problematica pulizia del vecchio A300, lo smonto, e cercando un punto con l’acqua pulita… lavo dal fango canna, bicchierino e sommariamente il gruppo otturatore che non oso smontare. Adesso sono pronto per continuare la caccia. Dopo un paio di colpi dove, spruzzando acqua da tutte le parti, non ha ricaricato ricomincia a funzionare regolarmente. Non contento, quando decidiamo di tornare a casa, c’era da recuperare un beccaccino di Sveva, anche questo nel punto incriminato mentre un altro si era posato dalla parte opposto del chiaro, proverò ad avvicinarlo e tornando recupererò il suo, cercando di essere il più cauto possibile mi avvicino allo scolopacide posato, arrivato a circa 15 metri, con mio stupore, ne partono due e riesco a fare una bella coppiola, che visto come ho sparato questi giorni è un vero evento. Raccolgo i due uccelli e mi avvio verso quello già in acqua, questa volta gli stivali si bloccano entrambi e cado in avanti, fucile completamente a mollo ed io completamente bagnato e coperto di fango… però felice con i tre beccaccini recuperati, questa è la vita del cacciatore! Arrivati a casa Valli, la cuoca, mi guarda e propone una lavatrice oltre che per i vestiti anche per me.
Per fortuna faceva caldo e un tuffo, anzi due, nella risaia non sono stati così fastidiosi, e anche un buon test per il Beretta A300 che non ha smentito la fama di fucile indistruttibile e sempre affidabile. Per la cronaca, il primo prelavaggio, mio del fucile e dei vestiti è stato fatto in giardino con la pompa dell’acqua, in quelle condizioni non saremmo mai potuti entrare in casa. Ho voluto raccontare quest’avventura divertente poiché penso che sia successo anche ad alcuni di voi che potranno immedesimarsi nel mio racconto.