Caccia: in aumento il “turismo venatorio”, all’estero leggi meno restrittive Anpana, in molti stati i controlli sono assenti o insufficienti giro d’affari di 3 mln euro.
E’ l’affare del nuovo millennio, si va all’estero per cacciare quello che in Italia è proibito. Aumentano ogni anno le cifre del turismo venatorio. I cacciatori che partono, doppietta in spalla, scelgono paesi con leggi meno restrittive che non prevedono limiti di caccia. Mentre quelli che rimangono nei confini nazionali, possono scegliere tra caccia libera o riserve venatorie, che ora rappresentano un vero business. I Paesi si scelgono a seconda della specie che si intende cacciare, dagli orsi ai grandi felini, dagli elefanti agli elefanti, lupi e pernici. Secondo le associazioni venatorie dell’Istria, il giro d’affari si aggira intorno ai tre milioni di euro. Il viaggio e’ quasi sempre proposto da agenzie turistiche online.
“Un fenomeno che va sempre più aumentando – dice all’Adnkronos Francesco Pellecchia, presidente di Anpana, Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente – in anni precedenti erano pochi i cacciatori che sceglievano di andare all’estero, ora invece i numeri stanno crescendo. Ma la nostra maggiore preoccupazione sta nel fatto che in molti degli Stati scelti per questa pratica le forme di controllo sono assenti o insufficienti. Da fonti non ufficiali – prosegue il presidente – sappiamo che in Africa come nei paesi asiatici e nei balcani i controlli sono molto ridotti”.
Le destinazioni sono Asia, Africa, Europa o Oceania. Molto frequentate dai cacciatori europei sono le isole britanniche. All’Irlanda e alla Scozia si e’ aggiunta l’Inghilterra. Mentre in Crimea, una delle più importanti agenzie italiane organizza voli charter che trasportano nella cabina cacciatori e cani. Aumentano i cacciatori italiani che guardano oltremare, verso paesi come Argentina, Uruguay e Cuba.
“Ci sono pacchetti turistici che prevedono la caccia al Cervo Rosso in Croazia, durante la fase riproduttiva, da meta’ agosto a inizio settembre, o al Capriolo e al Daino. Si tratta di “spedizioni” organizzate verso paesi in fase di sviluppo o in difficili condizioni economiche dove questo tipo di turismo è visto come fonte di introiti piuttosto facili. L’Associazione – rileva il presidente Anpana – già da tempo si sta muovendo per reprimere comportamenti illeciti. Stiamo avviando rapporti di collaborazione con vari Paesi colpiti da questo problema, perche’ vengano rispettati i principi della legalità e della tutela dell’avifauna. Ma, purtroppo le leggi ci impediscono di fare di più”.
Sono paesi anche talvolta europei, come la Romania, dove però “vige una sorta di caccia selvaggia verso specie che invece in Europa sono tutelate”, afferma Andrea Brutti dell’Ente Nazionale Protezione Animali. Infatti, la Romania essendo entrata da poco nella Comunità Europea, ha tempo dieci anni per adeguare le sue normative a quelle degli altri Stati. Intanto, “si continuano ad uccidere specie di volatili che in Italia sono limitate, come l’allodola. Tra l’altro, la Romania che e’ un paese prezioso anche dal punto di vista ambientale è messo in pericolo proprio dai cacciatori e in particolare quelli italiani”.
“Addirittura – rileva Brutti – in quel paese si puo’ cacciare l’orso protetto in altri Paesi. E lo uccide solo per la soddisfazione di conquistarsi il suo trofeo, che solitamente e’ la testa”. Poi c’è la realtà africana “preferita dai più ricchi. Dove sono stati attrezzati parchi finalizzati proprio a questo gioco: la caccia di elefanti, leoni, rinoceronti o bufali”, prosegue Brutti.
Allora, come fare per arginare il fenomeno? “Bisognerebbe creare degli impedimenti dall’Italia- secondo l’esponente dell’Enpa – che però è in procedura d’infrazione con l’Europa perché non applica come dovrebbe la direttiva europea sui piccoli volatili che non spela kasino sarebbero “cacciabili””.
“L’Europa – spiega – ammette deroghe per motivi relativi ai danni all’agricoltura o finalità scientifiche, prevedendo questi come provvedimenti speciali. Invece, per le regioni sono diventati provvedimenti in deroga alla legge e ogni anno ripropongono gli stessi motivi che da eccezionali ormai sono diventati regola”. Finchè a luglio 2010 siamo stati condannati dall’Europa che ha aperto una procedura d’infrazione. Chi pagherà le “salatissime” multe? Tutti i cittadini italiani”, conclude Brutti.
D’accordo sulla necessità di tutela e conservazione delle specie e’ anche Osvaldo Veneziano, presidente di Arcicaccia. “Non mi convince l’idea che ci sia una caccia senza limiti, il fatto che posso avere un carniere illimitato solo perché pago. Ci sono specie di uccelli che emigrano e questo può danneggiare la possibilità di riproduzione della specie”. “Credo che una caccia limitata e controllata come quella italiana – sottolinea – dovrebbe essere il riferimento anche per gli altri Paesi. Bisogna privilegiare la conservazione, una caccia ‘ecocompatibile’ dovrebbe essere il presupposto di un turismo venatorio. Insomma, la caccia ecocompatibile dovrebbe essere la priorità”, conclude Veneziano.
In Italia sempre più cacciatori scelgono la caccia libera: “Su mille – spiega Francesco Pellecchia dell’Anpana – ottocento preferiscono la caccia libera e duecento si orientano verso riserve di caccia, un business nell’ambito del quale girano milioni di euro”. Si tratta di “libere aziende o riserve venatorie chiuse. In Italia non ce ne sono molte, rispetto all’estero – continua Pellecchia – il problema non è tanto dovuto al tipo di animali che oggi si caccia. In molte zone italiane la caccia agli uccelli e’ ridotta all’osso perché non ce ne sono più, al punto che per sparare ai fagiani o lepri e caprioli gli animali vengono immessi, cioe’ presi dalla cattivita’ e inseriti in libertà per poterli cacciare”.
Per la caccia al cinghiale, ad esempio, “ci sono riserve dove gli animali vengono tenuti in cattività e liberati solo per essere cacciati. Questo dimostra quello di cui siamo sempre stati convinti: che la caccia non è un’attività sportiva come la vogliono far passare – sottolinea il presidente dell’Anpana – Non siamo contro i cacciatori ma contro l’idea della caccia, per cui se gli animali non ci sono in natura bisogna immetterli per poterli cacciare”.
7 dicembre 2012
Adnkronos