C’è una cosa, però, che rende ancora più tristi e attoniti quando accadono simili disgrazie: assistere alla speculazione messa in atto dai soliti irriducibili animalisti anticaccia i quali, mentre ignorano i 48 morti fra i cercatori di funghi, gli oltre 150 fra escursionisti e alpinisti, la quarantina di sciatori, i 18 pescatori o gli oltre 120 bagnanti, scatenano tutta la loro rabbia contro la caccia e strumentalizzano cinicamente il lutto di povere famiglie, addirittura conteggiando un omicidio fra gli incidenti venatori, e tornano ad invocare la chiusura della caccia. Anche in questo ultimo, tragico evento, c’è stato un giornalista che, al solo scopo di suscitare ancora più sdegno nell’opinione pubblica, ha scritto che a morire era stato un povero ciclista che passava per caso sulla strada.
Tutti i cacciatori, che peraltro sono coperti da una assicurazione obbligatoria di responsabilità civile, sono consapevoli di praticare un’attività potenzialmente rischiosa per sé stessi e per gli altri, al pari di chi va per monti e per mare o si libra con il parapendio. Praticare questa loro passione significa, quindi assumere consciamente tali rischi. Ciò, invece, che è assolutamente intollerabile e da condannare è il coinvolgimento di persone estranee all’attività venatoria, ed è per ridurre al minimo – o per azzerare totalmente – tali dolorosi episodi che rinnoviamo a tutti la raccomandazione alla massima prudenza, adottando ogni precauzione possibile e rispettando con scrupolo i limiti imposti dalla legge e dal buon senso.